CICLOGIRO 1991 - Partenza il 9 luglio

 

 

 

 

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Due parole sull'alimentazione. La mia giornata tipo in bicicletta comincia con una abbondante prima colazione, e successivamente passa attraverso una serie di piccoli spuntini, a base di quello che capita. Possibilmente non schifezze. L'unica "droga" che mi concedo è la Coca Cola, che consumo abbastanza copiosamente, ma solo nel periodo cicloturistico: per il resto dell'anno me la dimentico. Il numero degli spuntini tende a diminuire col passare delle giornate, man mano che entro in forma. La sera, naturalmente, mi giovo di una cena copiosa, cercando sempre di conciliare le mie esigenze fisiologiche con la soddisfazione della curiosità per la gastronomia locale. Alla fine di un viaggio, il mio peso corporeo è diminuito di un numero di chilogrammi variabile fra i tre e i dodici (nel 1999). Un problema che mi affligge quasi ogni anno è il mal di stomaco del primo giorno. Se supero un certo chilometraggio, o se mantengo ritmi troppo sostenuti, nel pomeriggio vado in sofferenza. Dal secondo giorno in poi questo problema non si ripresenta più, qualunque cosa io faccia.

TAPPA N° 1 - Milano-Zavattarello, km. 106 ***
Cielo coperto per tutta la giornata. Addirittura a Milano, nella zona della Darsena, scende qualche goccia. L'uscita attraverso la stradina di campagna che punta verso Chiaravalle mi riserva una cattiva sorpresa: l'avevo sempre percorsa di sabato o domenica, e vi transitavano quasi solo biciclette. Invece il lunedì mattina è pesantemente battuta dalle auto di chi entra a Milano per lavoro, e non è divertente vedersi arrivare incontro tutte quelle automobili che marciano a velocità sostenuta nonostante la sede stradale sia strettissima. Il tema iniziale della giornata è rappresentato dalle Abbazie del Milanese. In realtà ne visito solo due: quella di Chiaravalle, e quella di Mirasole. Passando per Lacchiarella, mi reco poi alla Certosa di Pavia (1, 2, 3, 4, 5, 6). Pavia (1, 2) è a un passo. Da Broni, dopo aver passato il suggestivo Ponte della Becca, salgo verso il Passo del Carmine. Poco prima del culmine si scatenano, uno dopo l'altro, due furiosi temporali. Aspetto che si sfoghino al riparo di un'autorimessa, chiacchierando amabilmente con i proprietari. Quando riprendo la marcia è già abbastanza tardi, e le nuvole nere sono ancora lì pronte a replicare lo spettacolo. Arrivo solo fino a Zavattarello. Le colline dell'Oltrepò sono molto belle: sembra quasi di essere nel senese.

TAPPA N° 2 - Collecchio, km. 145 **½
Il cielo è ancora coperto, e fra le 9 e mezza e le 11 piove. Sono sceso dalle colline dell'Oltrepò pavese, e passando per Pianello e Agazzano, mi ritrovo dinnanzi a un bel castello fra i campi, a Rivalta Trebbia (1, 2). Percorro alcune strade secondarie (Podenzano, San Giorgio Piacentino, Chero) e all'altezza di Fiorenzuola m'immetto sulla via Emilia, direzione Parma, concedendomi un giretto per Fidenza. Più avanti lascio la statale 9 per imboccare la Cisa. Vorrei fermarmi a Fornovo, ma per trovare una camera devo ridiscendere lungo il Taro e arrivare a Collecchio.

TAPPA N° 3 - Nonantola, km. 110,5 **½
Finalmente il sole. Peccato per la foschia che nasconde un po' il paesaggio. Imbocco la strada parallela alla via Emilia che corre ai piedi delle colline, con una digressione nella zona di Canossa, dove le colline hanno strani colori. Poi corro verso Modena attraverso la via Emilia e approdo a Nonantola. Naturalisticamente un bel percorso, ma quanto traffico! (Scandiano)

TAPPA N° 4 - Brisighella, km. 122,5 **
Ancora sole. Mi mantengo sulla parallela alla statale 9 fino a Medicina, dove mi accorgo che il manubrio è "molle", come se fosse di gomma. Si sta spaccando. Vado subito a Imola, dove acquisto un manubrio nuovo, che mi faccio montare da un meccanico molto gentile e ciarliero. Proseguo per la via Emilia e giro un po' per Faenza (1, 2), città in cui perfino le targhe delle vie sono in ceramica. Mi avvio verso Brisighella, dove ho deciso di fare tappa. A Brisighella in serata ci sarà una festa medievale in costume. Peccato che sia prevista troppo tardi, dopo le 22. Mi accontento di ammirare un gruppo di spadaccini cecoslovacchi che duellano nel parcheggio dei pullman, esibendo bellissimi costumi. Purtroppo non c'è abbastanza luce per scattare delle foto.

TAPPA N° 5 - Incisa Valdarno, km. 114 **½
Prima di partire faccio un giretto per Brisighella, dove c'è una curiosa strada coperta detta Via degli Asini. Riparto verso la Toscana, per la strada della Colla di Casaglia (913 m slm). A parte la bella Pieve del Tho, che si incontra pochi chilometri dopo Brisighella, il percorso non offre particolari attrattive. Lungo la discesa verso Borgo San Lorenzo, si può invece ammirare la chiesa di San Giovanni Maggiore (1, 2), caratterizzata dal bel portico frontale e dall'insolito campanile. Da Borgo San Lorenzo percorro la valle del Sieve, e poi quella dell'Arno, fino a Incisa. (Rufina)

TAPPA N° 6 - Asciano, km. 101 *****
La giornata inizia in modo allarmante. Alle 5 mi sveglio in preda ad un crampo a un polpaccio. Mi riaddormento, e quando mi sveglio definitivamente alle 7, affacciandomi alla finestra sul cortile dell'albergo, che è aperto verso la strada, non vedo più la bicicletta dove l'avevo lasciata. L'avevano spostata gli albergatori, di loro iniziativa. Ma sono scherzi da fare? Alla vigilia di una tappa così promettente, poi... Tanto più che le promesse vengono tutte mantenute. Il profilo altimetrico del percorso odierno è piuttosto agitato, ma ricevo un aiuto dal clima, sempre fresco. L'itinerario dapprima si snoda nella zona del Chianti, attraverso Greve e Castellina (1, 2), da dove scendo fino a Siena (1, 2, 3, 4, 5). Qui una sosta di un paio d'ore, anche tre, s'impone. Quando riparto, mi ritrovo senza alcun preavviso nel bel mezzo di un caleidoscopio: la strada per Asciano (1, 2, 3, 4) offre dei colori che non ho mai visto in vita mia, ma non si limita a questo: li cambia di continuo, perché il cielo è burrascoso e la luce viene filtrata dalle nubi in modi sempre diversi. Basta chiudere gli occhi per qualche secondo, e riaprendoli ci si ritrova in un altro posto. Ad Asciano chiedo se si rendono conto di dove vivono, e scopro che questa domanda gliela pongono in molti, e loro stentano a capire perché.

TAPPA N° 7 - Castel del Piano, km. 71,5 *****
Il paese delle meraviglie continua: la strada per l'Abbazia di Monteoliveto offre paesaggi paragonabili a quelli ammirati ieri. Scendo a Buonconvento, e da qui risalgo (1, 2) per Montalcino (1, 2). Poi mi dirigo verso sud, e raggiungo Sant'Antimo (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7). Sono così inebriato da tanta bellezza, che mi dimentico perfino di mangiare. Ma non importa, perché la tappa si conclude pochi chilometri dopo, a Castel del Piano. (Seggiano)

TAPPA N° 8 - Sovana, km. 93 ****
L'ascesa al Monte Amiata mi delude un po', anche perché le pendenze mi sembrano molto dure (o forse sono io a non essere in buona giornata), tanto da rassegnarmi a percorrere diversi tratti di strada a piedi. Dopo la successiva discesa, che corre tra fitti boschi, mi fermo un po' ad Abbadia San Salvatore (1, 2). Da Piancastagnaio, poi, decido per un cambiamento di itinerario, nel timore che il percorso previsto sia troppo nervoso. Così faccio 15 chilometri in più, e il percorso è nervoso ugualmente. Ho seguito la Cassia per una decina di chilometri, uscendone per dirigermi verso Sorano (1, 2, 3, 4). Tappa a Sovana. Bellissimi posti, questi ultimi. Le strade che uniscono questi paesi, ancorché impegnative per i continui saliscendi, sono quasi sempre piuttosto spettacolari. Non di rado mi capita di vedere animali, cani e gatti, che si pongono a guardia della mia bicicletta quando me ne allontano. E sono certo che ciò non sia un mero frutto della mia immaginazione, perché al mio ritorno vengono a riscuotere il premio di una coccola, e poi se ne vanno.

TAPPA N° 9 - Narni, km. 126 ****
Si preannuncia un'altra giornata calda e asciutta. La prima meraviglia è rappresentata da Pitigliano (1, 2, 3, 4), dopo pochi chilometri. Aggiro poi il Lago di Bolsena e arrivo a Tuscania (1, 2, 3, 4, 5), con le sue importanti chiese romaniche. Quindi mi dirigo a est, passo ai margini di Viterbo e proseguo per Bagnaia lungo la vecchia statale. A un certo punto però diventa inevitabile passare sulla strada nuova, la cui uscita per Narni è sbarrata. E' già abbastanza tardi, e per me rispettare la chiusura significherebbe fare un giro lunghissimo. Sfido la sorte, e la legge, ma poco più avanti mi trovo a dover fronteggiare uno sbarramento autentico, e non soltanto simbolico. C'è stata una frana, e nella zona dei lavori si può accedere praticamente solo a piedi. Mi esibisco in un fenomenale percorso di guerra, e pochi minuti dopo sono dall'altra parte, sicché riesco ad arrivare a Narni, la bella Narni (1, 2, 3), per l'ora di cena. (Latera)

TAPPA N° 10 - Villa Adriana, km. 114 **½
Parto di buon umore, e con bella sfrontatezza mi getto in discesa...dalla parte sbagliata, cioè verso Terni. Sono costretto a risalire a Narni, per poi scendere dalla parte giusta. La parte giusta è la via Flaminia verso Roma: la percorro per 60 chilometri, in tutta tranquillità perché la vicina A1 si porta via quasi tutto il traffico; poi, prima di avvicinarmi troppo a Roma, piego a est, e per una serie di stradine secondarie arrivo a Tivoli, dove conto di trovare un albergo per poi visitare in santa pace la Villa d'Este. Con profonda costernazione apprendo che a Tivoli non ci sono alberghi, e che mi conviene andare verso Roma per trovarne uno. Non ho alternative: dopo 4 km e mezzo, a Villa Adriana, riesco a sistemarmi. Risalgo la stessa strada a piedi fino a Tivoli, rischiando tantissimo perché c'è un traffico bestiale e manca qualsiasi parvenza di spazio pedonale, e visito Villa d'Este (che meritava la scarpinata supplementare) (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7). Sarei potuto tornare a Villa Adriana in autobus, ma non ho voglia di aspettare mezz'ora, e preferisco farmi un'altra camminata.

TAPPA N° 11 - Alatri, km. 78,5 **½
Ci sono alcune cose che non ho apprezzato molto, oggi: le antiche cittadine del Lazio, nonostante le vie strette, sono strapiene di automobili. Le strade di collegamento, soprattutto nella provincia di Roma, sono tutte una buca. Fa molto caldo, nella parte finale veramente troppo. Le cittadine di cui parlo sono, nell'ordine, Palestrina, Anagni (1, 2, 3), Ferentino e Alatri (1, 2). Le più belle secondo me sono Anagni e Alatri, dove mi fermo per la notte, ma a Palestrina faccio un simpatico incontro: ad un tratto sento vagare nell'aria le Variazioni Haendel di Brahms, e pochi istanti dopo scorgo, in una stanza a pian terreno il cui ingresso è aperto sulla strada, un giovane pianista. Si sta preparando per l'esame di diploma. Chiacchieriamo un po', finché non arriva il suo insegnante, che è un russo. Questi con aria cupa ma con toni sinceri, ci illustra alcuni aspetti della didattica musicale delle scuole russe. A malincuore saluto l'ottima compagnia e mi rimetto in viaggio.

TAPPA N° 12 - Pescasseroli, km. 88 ***
La tappa è incentrata sui 29 km di salita a Forca d'Acero (1535 m slm). 29 km sono tanti, ma fortunatamente le pendenze sono modeste. La salita è allo scoperto, e patisco un po' di caldo, mentre la discesa è all'ombra, e allora mi tocca vestire nientemeno che la giacca della tuta. La natura è bella. Poco prima di Pescasseroli si scorge in scenografica posizione il bianco paese di Opi (1, 2, 3). Lungo la salita trovo un gruppo di deltaplanisti (1, 2) che si stanno gettando nel vuoto. Uno di loro, ma probabilmente solo un accompagnatore, mi dice: "Hai un bel coraggio a fare queste cose". E io indicando la compagnia: "E questi qui allora?" Una risata generale suggella un buon pareggio, anche se in cuor mio resto convinto che i pazzi siano loro. A Pescasseroli giro pressoché tutti gli alberghi del paese prima di trovare una stanza. Nella parte iniziale della tappa, ho visitato la bella Abbazia di Casamari (1, 2, 3), transitando poi per Isola Liri e Sora, località da cui si comincia a salire verso le montagne abruzzesi.

TAPPA N° 13 - Avezzano, km. 77,5 ***
La tappa domenicale che introduce l'ultima settimana di viaggio si identifica ormai per tradizione personale con una tranquilla passeggiata (Gioia Vecchio). Costeggio la singolare Piana del Fucino (1, 2) e faccio una capatina a Celano (1, 2, 3). Tutto il resto, è un lungo sonno ristoratore.

TAPPA N° 14 - Terni, km. 131,5 ****½
Il progetto originale prevedeva la scalata del Terminillo. Non so esattamente cosa, forse il timore di incappare in una giornata particolarmente calda, mi ha spinto a cambiare itinerario. Ho avuto fortuna, perché la statale 578, con la deviazione lungo il Lago del Salto, attraversa luoghi incantevoli, con una densità di verde che in certi momenti mi ha fatto pensare di trovarmi in Amazzonia, e una volta giunto a Rieti, anziché affrontare il Terminillo, ho preferito dirigermi direttamente verso Terni, in modo da poter ammirare la cascata delle Marmore (1, 2, 3). L'acqua infatti viene liberata per un'ora al giorno a partire dalle 17, e se avessi rispettato l'itinerario previsto sarei arrivato il giorno dopo all'ora sbagliata. (Papigno)

TAPPA N° 15 - Spello, km. 98 ****½
Prendo la bella statale 209, e in meno di un'ora sono a San Pietro in Valle (1, 2, 3, 4, 5), splendida abbazia immersa nel verde della Valnerina. Proseguo per la stessa strada, immettendomi poi nella statale 319 che corre accanto al Menotre, salendo fino a 833 metri, e scendendo sulla statale 77 che mi conduce in breve, nonostante il furioso vento contrario, a Foligno (1, 2, 3, 4), città che mi sorprende in positivo. Qui vedo arrivare un cicloturista americano sdraiato su uno stranissimo triciclo basso e lungo. Ne vedrò un altro anni dopo sul San Gottardo, e chi lo conduce mi rivelerà che è un veicolo assai aerodinamico, ma che pedalare in salita con quell'affare è un inferno. La tappa di oggi si conclude a Spello (1, 2, 3), magnifica cittadina dai colori caldi.

TAPPA N° 16 - Pergola, km. 119 *½
Era andato tutto troppo bene fin qui, e prima o poi dovevo pagare dazio. Ho pagato sotto forma di incidenti meccanici a ripetizione. Nel dettaglio: 3 forature, una anteriore causata da un rametto spinoso, e due posteriori, causate da chi-lo-sa-cosa; allentamento della ghiera del movimento centrale. Le forature si riparano, anche se tre in un giorno solo fanno girare le scatole molto velocemente, ma per fissare la ghiera ci vuole una chiave apposta, molto grande e molto piatta. Purtroppo non ho trovato nemmeno un meccanico sul percorso, e quindi dovrò rimandare la soluzione del problema, nonché l'acquisto di altre camere d'aria di scorta (ripararle richiede tempo, e l'esito dell'operazione è incerto), all'indomani. Peccato, perché gli scenari odierni [Nocera Umbra, Pioraco (1, 2, 3), Matelica, Sassoferrato] erano indubbiamente attraenti. Ma non avevo proprio la testa per apprezzarli, e neanche il tempo necessario.

TAPPA N° 17 - Forlì, km. 155 **½
Sistemati quasi subito i problemi meccanici, ho poi pensato soprattutto a pedalare. Ho però dovuto spendere parecchie energie, perché il vento contrario non mi ha dato tregua, più o meno dal quarantesimo chilometro fino alla fine. Ho comunque avuto il tempo di dedicare qualche attenzione a Pesaro (1, 2, 3), Gradara e Rimini. A Forlì, apprezzabile vista sulla città dalla finestra della mia camera d'albergo.

TAPPA N° 18 - Padova, km. 176 **½
Ho ormai raggiunto una condizione fisica ottimale - lo capisco anche dal fatto che quando mi alzo sui pedali i pantaloncini tendono a scivolarmi giù - e posso permettermi dei chilometraggi più corposi, nonostante abbia avuto per tutta la giornata vento contrario. Dopo un giretto per Forlì, riparto deciso verso nord, passando per Russi, aggirando Ravenna, e imboccando la Romea. Mi concedo qualche piccola sosta a Comacchio, e soprattutto a Pomposa (1, 2, 3, 4, 5, 6). Negli ultimi 30 km il cielo è semplicemente spettacolare, ma mi aspetto che da un momento all'altro venga giù il diluvio universale. Invece alla fine piove solo un pochino. In albergo non hanno un posto per farmi mettere al sicuro la bici, e l'unica possibilità per non trovarne due l'indomani è portarla su in camera con me. E' la prima volta che ciò succede, ma si ripeterà diverse volte negli anni a venire. (Padova)

TAPPA N° 19 - Trento, km. 158 ***
Tappa lunga e impegnativa, ma sono in continuo crescendo di forma, e non accuso alcun segno di fatica. Di questo passo sarò costretto a frenare in salita per non uscire di strada, come il grande Pozzi (se l'altrettanto grande Benni mi consente la citazione). In mattinata mi fermo a lungo ad ammirare la sontuosa Villa Contarini a Piazzola sul Brenta (1, 2, 3, 4, 5, 6. 7), con le sue divertentissime maschere sulla facciata. Proseguo lungo il Brenta fino a Marostica, e quindi salgo all'altipiano di Asiago. Superati il Passo di Vezzena e la suggestiva Fricca, scendo rapidamente verso Trento, con un occhio verso i bei panorami indorati dal tramonto imminente (1, 2). Arrivo a Trento dopo le 20,30, giusto in tempo per cenare, fare una breve passeggiata in centro, e andare a nanna in vista dell'ultima fatica.

TAPPA N° 20 - Madonna di Campiglio, km. 74 **½
Oggi me la prendo comoda: il percorso da affrontare è breve, e l'ambiente naturale nel quale si sviluppa merita tutte le attenzioni. A cominciare dal Lago di Toblino (1, 2), con il suo castello, proseguendo con la chiesetta di Pelugo affrescata dal Baschenis (1, 2), e terminando con San Vigilio a Pinzolo (1, 2, 3, 4), famosa per la sua Danza macabra. E' un caso che questo bel viaggio termini con un'immagine di morte? Sì, è veramente soltanto un caso. Di mortale potrebbe esserci soltanto la mia stanchezza al termine della dura salita conclusiva di 12 chilometri, ma onestamente devo dire che mi sentirei in grado di proseguire per molti giorni ancora... Però, altrettanto onestamente, dopo 2259 chilometri e circa 16000 metri di dislivello, mi fermo proprio volentieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

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