CICLOGIRO 1996 - Partenza il 1° luglio

 

 

 

 

Google
 
Web www.claudiocolombo.net
 

I collegamenti alle fotografie sono in marrone. Chi vuole vedere solo le fotografie può partire da QUI. (All the pictures starting from HERE)

 

Per risparmiare qualsiasi rischio alla mia bicicletta quasi nuova, al termine del mio soggiorno in montagna dell'agosto '95 raggiungo Milano in bici. Supero così per la prima volta i 200 chilometri in un giorno solo (218 per la precisione, con circa 800 metri di dislivello), L'assenza delle borse rende il compito piuttosto agevole.
Per il ciclogiro del 1996 ho in programma un'escursione piuttosto ampia, che arrivi a toccare alcune regioni dell'Italia meridionale come la Campania e la Puglia. Ma le cose, come vedremo, non andranno per il verso giusto. La novità principale è rappresentata dalle borse: ne ho acquistate cinque, due laterali posteriori, due laterali anteriori - più piccole, una, molto generica, da utilizzare come centrale posteriore.

TAPPA N° 1 - Milano-Rivergaro, km. 130,6 **½
La partenza è oscena: il cielo è coperto, piove anche un po', e io scopro che l'uscita per la via Emilia comporta il transito per un tratto di superstrada vietata alle biciclette. Prima di riuscire a trovare il modo per imboccare la ss 9 legalmente, percorro oltre 10 km "a perdere", in mezzo a capannoni industriali e ad autocarri a rimorchio. Le architetture medievali della bassa lodigiana (Sant'Angelo Lodigiano [1, 2], Borghetto Lodigiano, San Colombano, Lodivecchio) sono degne della più grande ammirazione, ma io avverto già il problema che mi costringerà ad accorciare drasticamente il mio viaggio: forse per aver modificato in extremis l'altezza del sellino, avverto forti dolori al ginocchio destro, e da un certo punto in avanti mi tocca praticamente pedalare con una gamba sola. Mi delude Grazzano Visconti: le singole case sono carine, ma non si avverte un progetto globale, e tutto appare falso (come in effetti è). Il programma prevede che io arrivi fino a Bobbio, ma sono solo a Rivergaro alle 19, e mancherebbero ancora 26 km. Non se ne parla nemmeno.

TAPPA N° 2 - Chiavari, km. 113 **
Parto col sole, ma poi dalle 9,30 fino alle 17 non farà che piovere. Il ginocchio sembra andare come ieri, cioè maluccio, ma considerato che oggi c'era salita, mi sforzo di considerarlo un miglioramento. Bobbio è una città molto carina. Mi colpisce molto il Ponte Gobbo (1, 2). Mi sobbarco quindi la salita sempre sotto l'acqua, finché al passo (di cui ignoro il nome, la strada è la ss 586 - foto) non smette, ma in compenso c'è un nebbione impenetrabile. Poco prima di Borzonasca, sulla strada sporca in seguito alla pioggia abbondante caduta nella giornata, foro la gomma posteriore. La riparazione mi fa perdere circa 40 minuti. Stasera a Chiavari, in una piazza, c'è un tizio che suona con le campane dei motivi arcinoti. Mi auguro non si senta dall'albergo, che non è molto distante. Infatti non si sente. Accendo la tv, e un'emittente locale sta trasmettendo il concerto del campanaro! Il vantaggio è che la televisione si può spegnere, ristabilendo così l'agognato silenzio senza inutili spargimenti di sangue.

TAPPA N° 3 - Fosdinovo, km. 95 **
Prima di partire abbasso il sellino di un centimetro. Farò un po' più di fatica, ma spero che se ne giovi il ginocchio: il problema è infatti dovuto alla troppo ampia fase di distensione della gamba destra. Il Passo del Bracco si rivela più duro di quanto mi aspettassi. Stranamente più duro. L'ambiente è abbastanza gradevole, con alcuni scorci panoramici sul mare. Superate La Spezia e Sarzana, salgo verso Fosdinovo. Questa salita mi sembra ancora più dura della precedente, e forse lo è davvero. Alla mia destra posso vedere il borgo di Castelnuovo Magra (1, 2), che però si trova lungo la strada parallela a quella che sto percorrendo.

TAPPA N° 4 - Barga, km. 79,2 **
Affronto la salita di Foce Carpinelli come se fosse la prima volta, a dimostrazione che ogni tot anni potrei ripetere esattamente lo stesso percorso senza accorgermi di averlo già fatto. L'unica gemma della tappa odierna dovrebbe essere Barga e il suo duomo. Probabilmente tutto ciò è molto bello, ma io in questo momento non riesco ad apprezzarlo: faccio troppa fatica in salita, e il ginocchio mi fa sempre male. In particolare, scendere le scale è un dramma. (locomotiva)

TAPPA N° 5 - Empoli, km. 110,7 **
Non sto neanche a fornire i dettagli dell'itinerario di oggi. Se non mi entusiasma nulla non è colpa di questi luoghi. Ricorderò comunque il Ponte della Maddalena a Borgo a Mozzano, Santa Maria a Diecimo (1, 2) e Piazza Farinata degli Uberti a Empoli (1, 2). Comincio a capire che le nuove borse hanno qualche responsabilità rispetto ai miei problemi. Mi sembra che le loro qualità aerodinamiche siano modeste, se fatico a tenere i 20 kmh in pianura senza forzare la pedalata. Però l'aerodinamica in salita che c'entra?

TAPPA N° 6 - Signa, km. 92 **
Sulla strada che da Castelfiorentino, passando per Pillo, conduce a Volterra, proprio in località Pillo prendo la decisione di fermarmi. Il ginocchio fa sempre male, e la bicicletta sembra incollata all'asfalto. La salita non sembra micidiale, ma io non vado su. E allora che faccio? Torno giù. (Montelupo Fiorentino 1, 2)

TAPPA N° 7 - Modena, km. 143,6 **
Ripasso l'Appennino per la strada che transita da Castiglione de' Pepoli (1, 2). La bicicletta è lentissima anche in discesa. Ad un tratto mi accorgo che un gancio di una borsa anteriore si è rotto. Sto per fermarmi, quando dalla boscaglia a lato della strada proviene un grugnito. E' un cinghiale. Decido che è meglio fermarsi un po' più avanti. Svuoto la borsa, distribuendone il contenuto nelle altre, la piego e la metto via. Quando riparto, la bicicletta va il doppio. Ecco scoperta dunque una parte essenziale dell'arcano: la borsa che si è appena rotta si appoggiava alla ganascia del freno anteriore, spingendolo costantemente contro il cerchio. L'entusiasmo per la scoperta non è tale da farmi rinunciare al proposito di tornare a casa, anche e soprattutto perché resta sempre il problema del ginocchio.

TAPPA N° 8 - Alseno, km. 83,5 *
Alla partenza c'è un vento contrario spaventoso, che ha appena sradicato alberi, abbattuto cartelloni, etc... Continuerà a soffiare così per tutto il giorno. Nel primo pomeriggio, lungo l'inesorabilmente invariabile Via Emilia, cominciano a scatenarsi vari temporali consecutivi. E' un giorno feriale, e ci sono parecchi camion che viaggiano alla solita velocità sostenuta sulla strada allagata, inondandomi ad intervalli regolari. La sede stradale, nel tratto fra Parma e Piacenza, è quasi sempre piuttosto stretta. Insomma, mi sento in pericolo, e il ginocchio, probabilmente anche a causa dell'umidità, mi fa sempre più male. Mi fermo ad Alseno, telefono a casa, e chiedo a mio padre se può venirmi a prendere in macchina. Il mio infelice ciclogiro finisce dunque qua. Non sapevo se fosse il caso di raccontarlo, ma ho voluto testimoniare che la riuscita di questi viaggi è tutt'altro che assicurata.
Per quanto possa interessare, riferisco il chilometraggio complessivo, che è stato di 847,6. Ho già deciso, comunque, che l'anno prossimo rirpenderò il discorso da dove l'ho interrotto quest'anno, e cioè a Pillo. Sto già pensando al momento in cui siederò sulla stessa panchina dalla quale pochi giorni fa ho pronunciato il fatidico "No más", e dirò invece con intima soddisfazione "Ora si prosegue".

 

 

 

 

 

 

 

 

Prosegui il viaggio

Torna alla prima pagina sul cicloturismo                                                                Home Page