AMERICAN BEAUTY

TITOLO ORIGINALE American Beauty
ANNO 1999
PAESE Usa
REGIA Sam Mendes
GENERE Drammatico
ATTORI PRINCIPALI Kevin Spacey, Annette Bening, Thora Birch, Mena Suvari, Wes Bentley, Chris Cooper
DURATA - FOTOGRAFIA 117' - colore
PRODUTTORE DVD Dreamworks
American Beauty - Sam Mendes

 

 

American Beauty - Sam Mendes
American Beauty - Sam Mendes
American Beauty - Sam Mendes
American Beauty - Sam Mendes

 


Punteggio assegnato al film: ****
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): ****

Recensione del 9/9/2004

 

 

Qualità video: gli americani sono all'avanguardia nel restauro dei vecchi film, figuriamoci cosa riescono a ottenere con quelli nuovi. Più di così credo non si possa chiedere.
Qualità audio: eccellente. L'unico problema con questi microfoni sensibilissimi è che quando gli attori bevono li si sente molto, troppo distintamente deglutire.
Lingue: Inglese, Italiano 5.1 (il doppiaggio italiano è una tragedia)
Sottotitoli: inglese (la trascrizione più minuziosa che mi sia mai capitato di vedere: perfino i balbettamenti sono riportati nel minimo dettaglio); peccato però che manchi l'italiano.
Formato video: 2.35:1  16/9
Extra significativi: c'è il commento audio lungo tutto il film di Mendes e dello sceneggiatore Alan Ball; e poi un filmato di 22' circa con interviste, riprese sul set da dietro le quinte, etc...

La durata indicata sulla fascetta è quella giusta: 117'. In realtà sono 116'35", ma di solito si arrotonda. Il film finisce dopo 111', il resto sono titoli di coda. Le grandi case di produzione statunitensi ci tengono molto a farci conoscere anche il nome del commercialista della parrucchiera della segretaria di produzione, e intanto che scorrono quelle migliaia di nomi si fa ascoltare un corposo riassunto dei temi musicali così si vende meglio il cd della colonna sonora.



COSA MI E' PIACIUTO: American Beauty mi è piaciuto nei suoi dettagli come nella somma di essi. La sceneggiatura prende idee da altri lavori: per esempio è evidente l'analogia con l'inizio di Viale del tramonto, analogia che peraltro si spinge più a fondo, nella descrizione a tinte fosche di un ambiente, che nel film di Wilder è il mondo del cinema, e in questo è la borghesia della provincia americana, tanto apparentemente sana quanto è malata nella realtà. Ma poi queste idee sono fuse in maniera originale (e molto ruffiana, secondo molti, ma io sinceramente non ho capito il senso di questo rilievo): i personaggi sono descritti con inconsueta franchezza, e la storia è costruita con notevole abilità. E non c'è neanche da scervellarsi per capire cos'è successo, benché il finale riservi più di una sorpresa. La regia del debuttante Mendes (che razza di debutto...) lambisce appena alcuni stilemi dell'odierno cinema americano, secondo me all'unico scopo di scimmiottarli parodisticamente, per poi lasciarli cadere con virate improvvise. Ci sono un paio di momenti notevolmente comici, come quando la moglie, la figlia e l'amica della figlia del protagonista osservano quest'ultimo in posa statuaria con l'aria fra il sarcastico e il disgustato perché lui s'è appena fatta andare di traverso la birra che stava bevendo alla notizia che l'amichetta resterà da loro per la notte, o come quando lui gioca con l'automobilina radiocomandata guidandola addosso ai piedi della moglie senza guardare. Le scene non sono comiche in sé, bisogna ovviamente apprezzarle nel loro contesto. Notevoli, non in chiave comica, le due sequenze a tavola. Kevin Spacey è un fuoriclasse, si sa, con la sua capacità di ribaltare la situazione movendo un sopracciglio di mezzo millimetro e la sua splendida voce. Annette Bening ne è peraltro degnissima spalla (e sa anche cantare: si veda la sequenza sull'automobile). Affascinanti le musiche originali di Thomas Newman, integrate da alcuni brani degli anni 60-70, fra cui ricorderemo Don't Let It Bring You Down di Neil Young (ma qui cantata da Annie Lennox) e Because, dei Beatles.

COSA NON MI HA CONVINTO: la sequenza del sacchetto di carta come sintesi visuale della filosofia del film mi sembra un po' una forzatura. Poi ci sarebbe il mediocre doppiaggio italiano, ma a noi che cosa importa? C'è la traccia originale. Se mi permetto di esprimere un giudizio negativo sul doppiaggio è perché la prima volta vidi il film in italiano.

Ho visto American Beauty in inglese con i sottotitoli in inglese (i migliori sottotitoli di tutti i tempi). Però la presenza dei sottotitoli anche in lingua italiana non mi sarebbe dispiaciuta. Ci sono parecchie espressioni nei dialoghi di cui sinceramente non conosco il significato nemmeno alla lontana che mi hanno costretto a passare in alcuni momenti alla traccia audio italiana.


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