HEIMAT

TITOLO ORIGINALE Heimat - Eine Chronik in elf Teilen
ANNO 1984
PAESE Repubblica Federale Tedesca
REGIA Edgar Reitz
GENERE Drammatico
ATTORI PRINCIPALI Marita Breuer, Gertrud Bredel, Michael Lesch, Dieter Schaad, Willi Burger, Gertrud Scherer, Gudrun Landgrebe, Jörg Richter, Marliese Assmann, Eva Maria Bayerwaltes, Helga Bender, Karin Kienzler, Arno Lang, Rüdiger Weigang, Kurt Wagner, Hans Jürgen Schatz, Johannes Lobewein, Karin Rasenach, Jörg Hube, Peter Harting, Michael Kausch, Mathias Kniesbeck
DURATA - FOTOGRAFIA 924' (15 h 24') - colore/bianco e nero
PRODUTTORE DVD Dolmen
Heimat - Edgar Reitz



Heimat - Edgar Reitz
Heimat - Edgar Reitz
Heimat - Edgar Reitz
Heimat - Edgar Reitz

 


Punteggio assegnato al film: ****½
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): ***½

Recensione del 13/2/2005

 

 

Qualità video: abbastanza buona.
Qualità audio: non c'è male (parlo dell'audio originale). Nell'episodio "L'americano", c'è un buco nell'audio italiano
Lingue: Italiano e Tedesco Dolby Digital 2.0
Sottotitoli: in italiano per non udenti, sia sulla traccia italiana (opzionali), sia su quella tedesca (obbligatori)
Formato video: 1.33:1  4/3
Extra significativi: "Heimat - La macchina del tempo", documentario di 31' basato su un'intervista a Edgar Reitz, molto interessante. Intervengono anche l'attore Henry Arnold, che interpreterà Hermann Simon in Heimat 2 e 3, Nanni Moretti, e Carlo di Carlo, responsabile dell'edizione italiana. C'è inoltre un'anticipazione di Heimat 3, una sorta di lungo trailer.

 


PRIMO EPISODIO - Nostalgia di terre lontane (1919-1928)  ****½   ***½

Durata: 119'

Paul Simon ritorna dalla guerra nella sua Schabbach, piccolo villaggio rurale...

Bianco-nero e colore si alternano come in alcuni film di Tarkovsky, anche nell'ambito di una stessa sequenza, o addirittura della stessa inquadratura. In questo primo episodio prevale il bianco e nero. Subito s'impone la naturalezza dell'ambientazione e della narrazione, che però sottintende un'esplorazione molto profonda, assai più spirituale che esteriore, della società che viene rappresentata. Una società, quella del paese di Schabbach, che, com'è chiaro fin dall'inizio, è simbolo di tutto il popolo tedesco. La ricostruzione d'epoca non è mai ostentata, quantunque l'accuratezza sia talmente fuori discussione da non essere mai al centro dell'attenzione dell'osservatore. Affascinante la musica di Nikos Mamangakis, ben lungi dall'essere utilizzata secondo la tecnica del "leit motiv", ma anzi addirittura "in contrattempo": ovvero tace quando la si attende, e viceversa.


SECONDO EPISODIO - Il centro del mondo (1929-1933)  ****½   ***½

Durata: 90'

Eduard va a Berlino a curarsi, e torna al paese con una moglie. Sono gli anni della nascita del nazismo. A Schabbach, nel cortile dei Simon, ben tre automobili in una volta sola: "si fanno i debiti per comprare la macchina" osserva Katharina, scettica...

Qui si prova a spiegare come e perché i tedeschi permisero la nascita e l'esplosione del nazismo, e si testimonia che l'entusiasmo non era unanime. "Qui tutti fanno debiti, ma un giorno ci toccherà pagare il conto" dice Katharina: un pensiero molto significativo anche ai giorni nostri. Gli attori si sono ambientati ancor meglio, e ormai anch'io mi sono affezionato ai contadini di Schabbach. Continua l'alternanza di colore e bianco-nero, ma nel secondo episodio è il colore a prevalere (le due modalità coincidono in una scena in cui le uniche cose colorate sono le bandiere rosse con la croce uncinata). A parte quelle dei titoli di testa e di coda, le musiche sono diverse, e altrettanto riuscite. Una curiosità: il ragazzino cui il fratello ha cavato un occhio con una forchetta sembra non crescere mai.


TERZO EPISODIO - Natale come mai fino allora (1934-1935)  ***   ***

Durata: 58'

Eduard, diventato borgomastro, e sua moglie Lucie si costruiscono una nuova, lussuosa villa. Presto si palesa la diversità delle loro ambizioni. Quella di Eduard è di vivere in santa pace e di fotografare, quella di Lucie è di avanzare il più celermente possibile nelle gerarchie sociali.

E' finora l'episodio meno importante. E' il più breve e il meno complesso dei primi tre, e anche quello meno ricco di spunti di originalità. Si parla del pragmatismo tedesco che trova applicazioni aberranti come nella considerazione del militare che incoraggia Hans, il ragazzino con un occhio solo, perchè per sparare non ha bisogno di chiudere un occhio, e quindi è avvantaggiato. A confronto l'impazienza della cittadina Lucie e la serenità di Maria, che si occupa dei suoi figli senza mai dar segno di pensare al marito scomparso. Come d'abitudine, a partire dal secondo episodio, prima dei titoli di testa viene sfogliato un album di fotografie che aiuta a ricostruire quanto è successo nelle puntate precedenti. Mentre la chiusura dei primi due episodi era un invito irresistibile a proseguire nella visione, qui abbiamo un sipario che scende quasi casualmente su Lucie che frigna e Eduard che osserva i suoi negativi.


QUARTO EPISODIO - Reichshohenstrasse - Via delle Alture del Reich (1938)  ****   ***½

Durata: 58'

I figli crescono, e Maria ricomincia a guardarsi in giro. Si costruisce la strada citata nel titolo.

La narrazione torna ad essere coinvolgente. Marita Breuer, l'attrice che interpreta Maria Simon, è sempre più brava. Pauline Simon invece non è più la stessa, nel senso che è cambiata l'attrice che la interpreta: Karin Kienzler ha ceduto il testimone a Eva Maria Bayerwaltes. Non mancano le scene spiccatamente umoristiche, come quando Martina arriva nella strada in costruzione al punto in cui s'interrompe, e gli operai la sollevano di peso con tutta l'automobile e la scortano dall'altra parte in modo che possa proseguire. Emerge sempre più distintamente il motivo per cui tutti hanno così tanti soldi da spendere (scrivo questo proprio nel "giorno della memoria", 27 gennaio): tutti quei debiti che scompaiono nel nulla assieme ai creditori... Un curioso errore: all'inizio, quando Maria e Pauline sono al cinema, nelle inquadrature da destra una lacrima di commozione brilla nell'occhio sinistro di Maria, in quelle da sinistra la lacrima è nell'occhio destro. I due tipi di inquadratura si alternano più volte.


QUINTO EPISODIO - Scappato via e ritornato (1938-1939)  *****   ***½

Durata: 59'

Arriva, inaspettata, une lettera di Paul Simon dall'America che annuncia il suo ritorno. L'episodio si chiude il primo settembre 1939, inizio della guerra.

Bellissimo episodio, pressoché interamente in bianco e nero. Si apre con un incidente automobilistico che causa due morti, tanto per chiarire subito che bell'affare ha fatto l'umanità a vendersi all'automobile (Glasisch dice: "Adesso la gente passerà di qui e non si accorgerà nemmeno di Schabbach, vedranno solo la strada". E più tardi Hans: "Schabbach ha conosciuto i genitori di Lucie solo da morti"). La confusione di Maria divisa fra l'amore per l'ingegnere e l'inquietudine per l'inatteso ritorno di Paul è descritta in alcune sequenze di grande bellezza. Abbiamo poi il grottesco delle ricerche negli archivi dell'anagrafe per dimostrare che Paul Simon è un vero ariano, e il dramma del primo mattino di guerra, sotto un cielo bianco che mette i brividi. Non ricordo di aver mai visto un altro film che descrivesse l'entrata in guerra dalla parte dei tedeschi. Il personaggio di Martina (l'attrice Helga Bender) è di una simpatia contagiosa.


SESTO EPISODIO - Fronte interno (1943-1944)  *****   ***½

Durata: 59'

Siamo in piena guerra, e tutti i personaggi che già ben conosciamo vi hanno a che fare.

Lo stato di grazia prosegue. Il consueto riassunto "fotografico" che costituisce l'incipit di ogni episodio, qui assume un connotato nuovo: vi vengono introdotte notizie che non conoscevamo, come la nascita del terzo figlio di Maria. Come sempre ci sono personaggi che scompaiono, altri che riappaiono con la più grande naturalezza dopo una lunga assenza, ma è come se si rivedesse dopo mesi il proprio vicino di casa: sappiamo che c'era, ma per puro caso non l'abbiamo più incontrato. Prevale ancora il bianco e nero, ma qui c'è il più poetico ed emozionante momento di fotografia mista, bianco-nero e colore nella stessa sequenza, di tutta la serie, almeno fino a questo momento: il mazzo di fiori rossi lanciati da Ernst alla sposa del fratello dall'abitacolo del suo aereo da combattimento. L'aviatore inglese ucciso a sangue freddo e poi bollato come "terrorista" mi ricorda situazioni più recenti...


SETTIMO EPISODIO - L'amore dei soldati (1944-1945)  ****½   ***½

Durata: 59'

Gli uomini di Schabbach sono lontani, sui vari fronti. Otto, arruolatosi negli artificieri, torna a Schabbach per incontrare Maria e per vedere suo figlio. Arrivano gli americani.

Il lungo dialogo fra Otto e Maria nella camera da letto di lei è descritto da una splendida fotografia in bianco e nero. Siamo costretti a momenti di indicibile tensione quando accompagniamo Otto sul posto di lavoro (diciamo così). La fine della guerra giunge alquanto improvvisa, quasi troppo, ma del resto alle accelerazioni temporali contrapposte a lunghi momenti di stasi che contraddistinguono il ritmo di Heimat siamo già abituati. Emozionante il contrasto fra i rumori del bombardamento nei pressi di Schabbach e la nascita del figlio di Anton. Maria che piange e le esplosioni sono filmate a colori, subito dopo il neonato strilla in bianco e nero. Pochissima musica in questo episodio.


OTTAVO EPISODIO - L'americano (1945-1947)  ****½   ***½

Durata: 102'

Finisce la guerra, e quasi tutti ritornano a Schabbach.

E' l'episodio che fin qui incarna più efficacemente di Heimat l'anima di romanzo popolare, con tutti i personaggi che abbiamo conosciuto in passato che tornano in scena, mentre alcuni di loro poi la abbandonano, qualcuno definitivamente (ci siamo capiti), qualche altro non si sa. L'approfondimento dei caratteri ha ormai raggiunto altissimi risultati, e a volte non è necessario che i personaggi parlino: basta una piccola smorfia per capire cosa stanno pensando. Più frequenti gli inserti a colori: sono sempre utilizzati per raffigurare il sangue e il fuoco. La musica è perlopiù eseguita direttamente sulla scena, con rari interventi esterni. Marita Breuer sempre più brava. Se la incontrassi per strada credo che la chiamerei Maria, non Marita.


NONO EPISODIO - Hermännchen (Il giovane Hermann) (1955-1956)  ****½   ***½

Durata: 138'

Hermann, il figlio di Maria e Otto, conosce l'amore.

In questo episodio, fin qui il più lungo, l'attenzione si concentra su un solo personaggio, e lo si mette a confronto con il resto, rivelando l'inadeguatezza dell'angusta, rigida Schabbach rispetto alle aspirazioni del giovane artista. Vediamo così tutti i personaggi sotto un'altra luce, come se li osservassimo con gli occhi di Hermann. Riacquista molta importanza, nonché ispirazione, la colonna sonora di Mamangakis, per accompagnare idealmente il futuro compositore che si appresta a uscire dal guscio. L'episodio è quasi interamente a colori, ma l'amore di Hermann e Klara è rappresentato in bianco e nero. I colori sono quelli che vedremmo utilizzati in un film girato all'epoca dei fatti. Al veglione si ode la canzone popolare che chiude Orizzonti di gloria.


DECIMO EPISODIO - Gli anni ruggenti (1966-1969)  ****½   ***½

Durata: 82'

Sono anni di grande crescita economica. Hermann è ormai un famoso compositore.

Le varie personalità della famiglia Simon si confrontano con il lavoro, e ne sortiscono differenti filosofie: il lavoro come ricerca del successo personale, come realizzazione dei propri sogni, come comunione con la propria terra e con le proprie radici, come unica ragione di vita, come rito, o semplicemente come un dovere da compiere. La crisi della musica colta contemporanea viene raffigurata attraverso l'ascolto del concerto radiofonico di Hermann nel bar di Schabbach, come il messaggio proveniente da un altro pianeta che il solo Glasisch si sforza di capire. Ma ancora più importante è la vicenda legata all'azienda di Anton, che una multinazionale si offre di comprare. Mi sento spaesato quando tento di giudicare questi personaggi: qualche volta mi risultano improvvisamente antipatici, ma subito dopo capisco i motivi di certi comportamenti, e mi pento di essermi sbilanciato, ma soprattutto trovo così tante analogie con le persone che conosco nella vita reale, che mi sembra di capire un po' meglio la delicatezza e il pudore di Reitz nel disegnare le sue creature.


UNDICESIMO E ULTIMO EPISODIO - La festa dei vivi e dei morti (1982)  ****   ***½

Durata: 100'

Con una festa in cui i vivi e i morti si incontrano ancora una volta, la storia si conclude.

Episodio corale, simboleggiato dal coro finale, che Hermann Simon ha composto usando delle filastrocche in dialetto di Schabbach. La festa è a colori, ma i personaggi ricordano in bianco e nero gli eventi degli ultimi anni, di cui lo spettatore non è a conoscenza. Con la morte di Maria, personaggio centrale dell'intera vicenda, e quella del narratore Glasisch, coetaneo di Maria, la storia si conclude, con la magia dell'incontro di tutti i personaggi, vivi e morti, nell'immaginazione di Glasisch.

Ho visto Heimat in tedesco con i sottotitoli in italiano.


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