COSA MI E' PIACIUTO:
c'è Totò in una delle sue migliori prove cinematografiche;
la storia è un classico (il personaggio principale che vende
l'anima al diavolo) ambientato insolitamente nel mondo del ciclismo.
Triste premonizione, anche se involontaria. Ci sono diverse situazioni
alquanto divertenti, e la ricostruzione dell'ambiente, pur in un ambito
farsesco, non è del tutto fasulla (Coppi, Bartali, Magni, Cottur,
Bobet e altri corridori, che interpretano sé stessi, hanno un
ruolo tutt'altro che marginale). Spassosa la sequenza in cui il diavolo
fa sparire la macchina alla quale il professore si appoggia per farsi
squalificare, e oltre a questa non mancano altre salaci burle su temi
politici.
COSA NON MI HA CONVINTO: ci sono troppi talenti sprecati, Walter Chiari
e Mario Riva soprattutto, in ruoli di cartapesta. I due numeri musicali,
nei quali Totò canta con la voce di un soprano, non sono una
grande invenzione, e si addicono semmai al teatro di varietà
piuttosto che al cinema. Poi perchè addirittura due volte? Bartali
se la cavicchia, ma Coppi, poveretto, è spaesatissimo. Qualche
battuta sembra buttata lì per far numero. La gag degli schiaffi
è abusata fino alla nausea. Numerose imprecisioni nella sincronizzazione
audio dei dialoghi, e c'è una scena, quella in cui gli avversari
del professore entrano nella sua stanza per cercare di carpire il segreto
della sua forza, afflitta da un sonoro così scadente che le poche
battute recitate da una voce fuori campo, apparentemente inutili, sembrano
essere state sovrapposte soltanto per coprire la magagna.
Ho visto Totò al Giro d'Italia in
italiano.
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