COSA MI E' PIACIUTO:
Totò era una cornucopia di risorse espressive, e qui, al limitare
della sua carriera cinematografica, dimostra di potersi adattare a qualunque
ambientazione arricchendola significativamente. Gli offre un prezioso
controcanto, con il suo stile naïf, il giovane Ninetto Davoli.
Pasolini, al di là dell'ambizioso progetto filosofico e ideologico,
dona una lezione di fotografia tout-court, con una serie di ritratti
degni di una galleria d'arte. L'incontro fra Pasolini e Totò
non dà i risultati strambi che si potevano paventare, pensando
a certi comici forzati in ruoli drammatici o ad attori seriosi costretti
a far ridere loro malgrado, ma dà luogo ad un opera originalissima
e irripetibile, tecnicamente matura. Fra le cose inusuali e affascinanti
che questo film ci offre, ricordiamo l'apertura, con i titoli di testa
cantati da Domenico Modugno; oppure i cinguettii e i saltelli sottotitolati.
Divertentissima la sequenza accelerata davanti a San Pietro in Tuscania,
che si chiude con il vecchietto sdentato che si divora una focaccia
arraffata nella confusione.
COSA NON MI HA CONVINTO: gli schematismi ideologici, nell'esemplificazione
delle "prediche" del corvo marxista, non mancano, ma sono
comunque stemperati dalle invenzioni puramente cinematografiche.
Ho visto Uccellacci e uccellini nella
versione originale italiana senza sottotitoli.
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