CICLOGIRO 2003 - Partenza il 21 giugno

 

 

 

 

 

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I collegamenti alle fotografie sono in marrone. Chi vuole vedere solo le fotografie può partire da QUI. (All the pictures starting from HERE)

 

In virtù della già citata regola dell'alternanza, quest'anno parto da solo. Il progetto è vasto, molto vasto. Troppo vasto. So perfettamente che le incognite sono tante, e riguardano soprattutto le condizioni meteorologiche che troverò lungo il cammino. Ogni anno medito di adottare dei sostanziali cambiamenti nel mio equipaggiamento, ma alla fine, un po' per pigrizia, un po' perché non trovo soluzioni alternative che mi convincano appieno, riparto nelle stesse condizioni degli anni precedenti. Quindi: borse così grandi e pesanti che mi sembra di cavalcare una mucca da latte, contenenti un sacco di roba che non mi servirà. La meta estrema del mio itinerario dovrebbe essere la Bretagna, le più importanti tappe intermedie: la Normandia, l'Alsazia, alcune città come Troyes, Le Mans, Reims, Rouen, forse il Belgio, e in particolare Bruges, e il Lussemburgo. Purtroppo perderò ben presto la sfida con le succitate incognite di natura meteorologica, ma riuscirò comunque a mettere insieme un bel viaggio.

TAPPA N° 1 - Milano-Verres, km. 153,5 *½
Partenza con fiacca incorporata, e conseguente ritmo blando, che non è mai una bella cosa, perché quando si parte piano ci si abitua al lumachismo e alla fine si va ancora più piano. L'immagine della lumaca non mi pare azzardata: la gomma posteriore della mia bici, spetasciata sotto il peso delle borse e del sottoscritto (quest'anno alla partenza peso 79 kg, vergogna!), fa pensare all'incedere del gasteropode. Fa caldo, molto ma molto caldo. La sera a Verres, quando son passate le 10, sembra mezzogiorno. Per tutta la giornata bevo come un tombino sotto un temporale, e risudo, e ribevo. Ovviamente ci sono tutte le condizioni affinché io soffra dell'immancabile mal di stomaco dell'esordio. Arrivo a Verres in condizioni disgustose. Alloggio nello stesso albergo del 2000, del quale ricordo l'eccellente qualità della cucina, ma sfortunatamente non sono in grado di andare oltre una semplice pizza, che non riesco neppure a finire. Come prima giornata c'è da esser contenti. L'unica cosa da mettere nella colonnina degli eventi fausti è che finalmente, all'ennesimo tentativo, sono riuscito a vedere la cupola di San Gaudenzio, a Novara. Sembrerebbe così vistosa, eppure c'è sempre qualcosa che la copre. Quasi sempre .

TAPPA N° 2 - La Rosière, km. 101,7 ***
Ancora un gran caldo, reso oggi più sopportabile dall'altitudine. Per dare un'idea: ho valicato il Piccolo San Bernardo alle 20,55, e non ho avuto alcun bisogno di indossare la mantellina. Questa mattina alle nove meno un quarto gli albergatori erano ancora a nanna, mentre io ero pronto a partire da un pezzo. Ho lasciato una nota scritta, e un importo calcolato approssimativamente per la mezza pensione. Poi ho speso un capitale in viveri durante la tappa. E' stata abbastanza dura (sono 2100 metri di dislivello), ma non ho mai sofferto. La strada ormai la conosco bene, ma è sempre bella, soprattutto nella parte finale del passo. Nel '99 in cima c'era tantissima neve, quest'anno è tutto verde. Con questo sole non ho voluto correre rischi di combustione, e non ho mai rinunciato al berretto e ai guanti di cotone fin da Milano. (Foto: Castello di St-Pierre)

TAPPA N° 3 - Beaufort, km. 64,9 **½
Questa volta ho potuto vedere com'è il versante francese del Piccolo San Bernardo, che nel '99 era avvolto nella nebbia. E' bello, ma non quanto quello italiano. Il Cormet de Roselend (1, 2) è inaspettatamente duro. Ho parlato con un cicloturista tedesco, la cui opinione è che sia la salita più dura che lui abbia mai affrontato, nonostante la sua vasta esperienza. E anche in cima, un ragazzo e una ragazza, con le bici da corsa, confermano che è una salita veramente tosta. Io sono arrivato a 8 km dalla vetta senza più acqua nelle borracce. Ho fatto un paio di spuntini a base di albicocche secche, ma a 5 km dal passo ero praticamente scoppiato, soprattutto per l'impossibilità di bere. Proprio allora ho udito il suono benedetto di un ruscello, la cui acqua freschissima mi ha rimesso in sesto. Poco prima, nel ripartire dopo una breve sosta, avevo trovato la gomma anteriore afflosciata. L'avevo gonfiata, ma non mi sembrava che tenesse perfettamente. Prima di abbandonare il santo ruscello, ho preferito cambiare la camera d'aria. La ruota posteriore, invece, è un po' svirgolata. Non ci sono raggi rotti, per cui vedrò di darle una regolata domani mattina. Soprattutto nella zona del colle, dove c'è anche un lago, si possono ammirare bei paesaggi.

TAPPA N° 4 - Bellegarde, km. 117,8 **
Ciclisticamente tutta la prima metà della tappa è stata deliziosa: lieve e regolare discesa fino ad Albertville, e poi quasi sempre su pista ciclabile fino ad Annecy. Da Annecy in poi, a parte la grottesca difficoltà a trovare un'uscita ciclabile dalla città, ho percorso una strada sgradevolmente trafficatissima (foto). Nel corso della giornata è venuto qualche sporadico scroscio, ma sono sempre riuscito a salvarmi sotto delle tettoie. La temperatura resta decisamente alta (32° ad Annecy, non credo che da queste parti ci siano abituati). Un pur fievolissimo barlume di condizione atletica ha fatto timidamente capolino nel pomeriggio. Forse per il mio peso superiore al consueto, forse per il caldo, mi si è formata un'enorme vescica sul soprassella: ma non mi fa male, perché costituisce praticamente un cuscinetto. So che non sono belle cose da raccontare, ma credo sia utile sapere che il cicloturismo può comportare anche di questi problemini. Nel libro che avevo comprato vent'anni fa, si consigliava di portarsi appresso una pomata per le abrasioni procurate dalla lunga frequentazione del sellino da parte di uno fra i quartieri meno nobili del nostro corpo. A Bellegarde ceno in un ristorante thailandese: ho molto apprezzato. La cucina thailandese assomiglia più alla cucina indiana che a quella cinese (volendo c'era anche un menu cinese).

TAPPA N° 5 - Orgelet, km. 85,3 *
Una giornata "dégueulasse", schifosa, fin dai primi minuti. Mi accorgo anzitutto che la vescica al soprassella ha assunto le dimensioni di un bottone da cappotto. Poi scendo, cerco di pagare, ma la carta di credito non funziona. La signora dice che non c'è "argent" in cassa. Ma non scherziamo. E' la prima volta nella mia vita che uso una carta di credito, e mi allarmo. Scoprirò poi che in Francia a volte per problemi di linee non si riesce ad utilizzare la carta, e quindi un po' di contanti è sempre bene portarseli. Fortunatamente me li sono portati. Il percorso odierno, per strada statale (Nantua, Oyonnax), è un pianto: strade prive di ogni bellezza, con molte salite talora assai dure, che come al solito le carte Michelin non segnalano. Una valanga di camion, due dei quali guidati in maniera assai spregiudicata. Gran caldo. Nelle soste mosche omicide, esasperate dall'assenza della pioggia che dura da molti mesi, mi azzannano avidamente i polpacci. In mattinata, per capirci qualcosa riguardo al problema della carta di credito, sono entrato in una cabina telefonica, collocata perfettamente al sole, il cui telefono mancava del ricevitore. Poco oltre, un bel tavolo da picnic, presso cui volevo fermarmi per osservare la cartina, non aveva il piano. Mi son guardato in giro per vedere se riuscivo a scorgere Ingmar Bergman, perché mi sembrava di essere piombato nell'incubo del professore de "Il posto delle fragole".

TAPPA N° 6 - Grange de Vaivre, km. 83,8 **
Il profilo altimetrico delle strade del Jura francese è sempre il solito supplizio, con queste salite assurde, dritte dritte, in un paesaggio insignificante. Graziosi invece i borghi di Poligny e Arbois (1, 2, 3, 4). Grange de Vaivre è un paesino minuscolo che incontro 15 km dopo Arbois. Da Arbois mi sono spinto per alcuni km lungo la strada della Reculée des Planches, nell'ultimo disperato tentativo di apprezzare qualcosa della natura di questa zona. Tentativo disperato, appunto, e aggiungerei vano. (Orgelet)

TAPPA N° 7 - Montbéliard, km. 117,6 **½
Giornata climaticamente perfetta. Il tracciato è come sempre vallonatissimo. Besançon (1, 2) è bellina, ma un po' triste, perché ha case tutte uguali. Mi piace di più Montbéliard (1, 2). Si entra in Alsazia, e i paesaggi sono già più vivaci. Si vedono molti fiori. Un sobborgo di Montbéliard, Sochaux, si è rinominato "la città del football". In effetti si tratta di un semplice quartiere di una città di dimensioni medio-piccole, con una squadra di calcio che gioca quasi stabilmente nella prima divisione; un equivalente del nostro Chievo.

TAPPA N° 8 - Ammerschwihr, km. 108,2 ****½
Dopo una galoppata di puro ciclismo sulla quasi-superstrada che unisce Montbéliard a Colmar, mi sono crogiuolato nella visita della madre di tutte le case a graticcio. A Colmar tutto è fatto a graticcio (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16,17,18). Gli edifici sembrano disegnati a mano libera sull'onda di un'improvvisazione istantanea, e non c'è una casa che assomigli ad un'altra. Un incanto. Da Colmar salgo al primo paese sulle colline ricoperte di vigneti, dai quali spuntano piccoli borghi con nomi tedeschi che promettono altre meraviglie, per la giornata di domani.

TAPPA N° 9 - Strasbourg, km. 92,9 *****
Ho più camminato che pedalato, col naso per aria ad ammirare le meravigliose case a graticcio dei piccoli borghi sulla Route du Vin, Kaysersville (1,2,3,4.5), Kientzwihr (1,2,3,4,5,6,7), Riquewihr (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14), Ribeauvillé (1,2,3,4,5,6,7), Bergheim, Sélestat. Il 60% del percorso l'ho coperto dalle 17,30 in avanti. Sono arrivato a Strasbourg poco prima delle 20, e ho perso un'ora alla ricerca di una camera, a causa della concomitanza fra i lavori dell'UE e un'altra manifestazione che non ho ben capito cosa sia. La città, che di primo acchito mi ha fatto una grande impressione, sarà oggetto delle mie attenzioni domattina. Una giornata di sole caldo, il giusto, e ventilata, senza le esagerazioni eoliche così frequenti in questo Paese. Insomma: una giornata perfetta. Non è un caso che abbia visto parecchi cicloturisti, di giornata e non.

TAPPA N° 10 - Sarrebourg, km. 80,1 ****
Stamattina la bici aveva la ruota posteriore frenata: si è di nuovo svirgolata, e ho dovuto regolare un po' la tensione dei raggi. Ho speso le prime due ore in una bella passeggiata per il centro di Strasbourg (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11), davvero mirabile. Quindi per una strada secondaria, attraverso graziosi paesini come Oberhausbergen e Willgottheim, sono arrivato a Saverne. A partire da Saverne, ecco il primo vento contrario dell'anno, fino a Sarrebourg. E' arrivata una perturbazione, ma ha cominciato a piovere solo quando ero già in camera. Oggi gamba molle: avevo più voglia di camminare che di pedalare. Confermo la mia impressione dei primi giorni sui prezzi in Francia: sono aumentati moltissimo.

TAPPA N° 11 - Metz, km. 91,9 ***
Partenza sotto una leggera pioggerella. Fin verso le 11 ho incontrato piovaschi sporadici, che non mi hanno arrecato particolare disturbo. Il percorso attraverso le campagne era ciò che mi aspettavo: gradevole e tranquillo, e con bellissimi cieli quando il vento si è messo a soffiare con irruenza (1,2,3,4). A Metz, ha preso a piovere forte una prima volta quando ho trovato l'albergo, una seconda volta quando ho trovato il ristorante, e una terza poco prima che riuscissi di nuovo a raggiungere l'hotel per andare a nanna: nonostante la mantellina, ho dovuto stendere maglietta e pantaloni ad asciugare. Metz non è entusiasmante. L'enorme cattedrale, più che una chiesa, sembra un forte militare, nella sua impettita e voluminosa severità. Bello invece il Pont des Allemands. L'edilizia civile non è sgradevole, ma non ha nulla che la faccia ricordare. Sono entrato in un Virgin e in uno Fnac, constatando che qui in Francia i prezzi dei supporti audiovisivi sono assolutamente folli. Per domani è previsto, ahimé, tempo brutto.

TAPPA N° 12 - Verdun, km. 70,4 **
Giornata cruciale: le condizioni meteorologiche, la tipologia delle strade, il persistere del traffico pesante - che è aumentato in misura esponenziale negli ultimi due anni - anche sulle vie secondarie, mi hanno fatto pensare ad un arrivo a Reims, da cui taglierò verso Troyes. La prospettiva di dover affrontare ancora tanti chilometri controvento in direzione Normandia mi toglie il piacere della vacanza. Oggi il vento era direttamente contrario al senso di marcia, e soffiava ad una velocità pazzesca. La mia andatura in piano superava di rado i 12 kmh. A questi ritmi quando arriverei in Normandia, e in quali condizioni di spirito? E poi quando vengo superato da un camion, o ne incrocio uno, a causa del vento rischio ogni volta di finire fuori strada, o peggio sotto le ruote del mostro di turno. Non va. Oggi ho dovuto fare due soste per la pioggia: una verso mezzodì e un'altra verso le 14,30. Appena arrivato in albergo ha cominciato a diluviare, e non accennerà a smettere neppure durante tutta la notte. Ho speso 30,50 euro per una stanzetta senza bagno in una bettola, e ho pure dovuto pagare in anticipo perché domattina non c'è nessuno, e tantomeno serviranno la colazione. Per fortuna vicino a questo pseudo-albergo c'è un ristorante italiano, piuttosto caro a sua volta, ma che almeno in cambio dei non pochi denari richiesti offre qualcosa di veramente buono. (Foto: 1, 2, 3, 4. 5)

TAPPA N° 13 - Saint-Dizier, km. 86,5 **
A Verdun non piove, ma il cielo è nero come la pece. In partenza faccio un tentativo di raddrizzare un po' la ruota posteriore, e dovrò ripetere l'operazione domattina. Il cerchio presenta preoccupanti crepe nel punto d'innesto di alcuni raggi. Spero che non si spacchi tutto. Sul percorso piove quasi ininterrottamente. Il vento contrario insostenibile sulla rotta per Reims mi ha indotto a ripiegare verso Bar-le-Duc, dove mi sarei fermato se avessi trovato una camera libera. Nel frattempo però il cielo si è rischiarato un po', e ho potuto proseguire per St-Dizier. La direzione è Troyes. Gli ultimi 20 km erano esageratamente vallonati, ma fino a Bar-le-Duc, nonostante la pioggia, ho potuto ammirare le belle campagne, ricche di pascoli e di coltivi. A St-Dizier in serata c'è una temperatura che probabilmente non raggiunge i 10°. Qui farà tappa il Tour de France, fra pochi giorni, per ben due giorni consecutivi. Una delle due tappe è la crono a squadre.

TAPPA N° 14 - Creney, km. 85,8 **
Dopo la prima colazione, vado a recuperare la mia bici, e scopro che la ruota posteriore è completamente bloccata. La deformazione del cerchio è vistosissima. Provo a regolare la tensione di alcuni raggi, ma il cerchio mi si sbriciola letteralmente fra le mani, e i raggi saltano per aria come le molle di un materasso squarciato. Carico le borse e, ovviamente conducendo la bici a mano, vado alla ricerca di un meccanico. Trovo per fortuna un grosso negozio nel centro di St-Dizier. Ad una prima analisi sembra non esservi rimedio: si cerca di montare una ruota nuova, ma non se ne trova una che sia compatibile. In vetrina però, per colmo di fortuna, c'è una Bianchi Spillo; di un modello leggermente diverso, ma la ruota sembrerebbe utilizzabile per la mia bici. Convinco il meccanico a provare. Lui ordina per telefono una ruota per sé, e quella della bici in vetrina la monta con successo sulla mia. Sono salvo. Il percorso poi è bello, nonostante le condizioni meteo odiose: fino alle 15 molta pioggia, ed è stato un continuo mettere e togliere mantelline. Dopo le 15, il vento dell'ovest. Gli ultimi 20 km sono tutti diritti, scossi da gobbe continue, perfettamente controvento, su un asfalto rugosissimo che è la negazione assoluta della scorrevolezza. Autocarri a iosa. Mi sono fermato a Creney (1, 2), all'estrema periferia di Troyes, che visiterò domattina. Le previsioni meteo per domani promettono un miglioramento. Stasera ho mangiato maluccio. Anche sotto il profilo gastronomico questo non è certo il migliore dei miei ciclogiri.

TAPPA N° 15 - Auxerre, km. 88,7 ****½
Molto bella Troyes (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15). Anch'essa, come St-Dizier, si prepara ad accogliere nel modo migliore il Tour. Splendide campagne lungo tutto il percorso (1,2,3). Da segnalare il borgo di Bouilly (1,2) e l'abbazia di Pontigny (1, 2, 3). Mi sono sistemato un po' tardi ad Auxerre, perché ho faticato a trovare una camera, sicché la visita della città è rimandata a domattina. Il cielo è sempre stato coperto, ma non ha mai piovuto. La mia bici, con la sua ruota nuova tutta luccicante, scorre che è un piacere, quando il vento la lascia un po' in pace. Ho notato che in tutta questa parte nord-orientale della Francia girano un sacco di roulottes, e 9 su 10 sono olandesi.

TAPPA N° 16 - Avallon, km. 73,6 ***½
Ormai mi sto abituando alle tappe corte ma dense di significati. Giornata più soleggiata rispetto a ieri, con un bel caldo secco. Da Auxerre (1,2,3,4) al bivio per Vézelay la strada, insolitamente poco ondulata, corre fra belle campagne (1,2). Negli ultimi 25 km invece il tracciato si fa impegnativo. C'è stato sempre pochissimo vento, comunque, e quindi tutto bene. Mi aspettavo qualcosa di più da Vézelay (1,2,3) e da Avallon (1,2). A Cravant c'era un festa medievale (1,2,3), ma sono arrivato troppo presto e troppo tardi, ovvero in una pausa fra le varie manifestazioni.

TAPPA N° 17 - Dijon, km. 118,4 ***
Giornata spesa tutta su strade secondarie. Poco traffico, vita beata, belle campagne, tracciati altimetricamente ragionevoli. Indugio un po' nei paesi di Montjalin, Montréal (1,2) e Epoisses (1,2). Semur-en-Axois è più bella da fuori; la chiesa era chiusa anche durante l'orario d'apertura. A Dijon riesco a trovare solo una camera piccolissima a 33 euro senza bagno (per raggiungere il bagno sul corridoio bisogna passare davanti alla reception) nella quale devo far stare anche la bici, e il ragazzotto mi dice pure che l'indomani probabilmente la "patronne" mi chiederà 4 euro supplementari per il parcheggio. La patronne, invece, non mi chiederà proprio un bel niente, anche se non sono sicuro che mi abbia visto portar fuori la bicicletta. (foto)

TAPPA N° 18 - Macon, km. 136,8 **
L'intenzione era quella di arrivare fino a Pérouges, ma ho fatto male i conti: sarebbero 200 km. Partenza mattiniera, a favore di vento. Tutto bene fino a Chalon, dove ho perso almeno mezz'ora a causa della scandalosa mancanza di indicazioni stradali. E una quindicina di km dopo sono uscito da una delle solite rotonde con la gomma posteriore a terra. Fra cambio, pompaggio provvisorio, tentativo fallito di completare l'opera alla prima stazione di servizio, riuscito alla seconda, ho perso circa un'ora. Il sole era piuttosto fastidioso. Erano quasi le sei, quando sono arrivato a Macon, e ivi ho deciso di fermarmi. (Foto: Tournus)

TAPPA N° 19 - Belley, km. 141,1 ***½
Poco dopo l'uscita da Macon ho sbagliato strada, e per raggiungere il bel borgo di Châtillon ho percorso 8 km in più. La maggior parte del percorso odierno si è rivelata ideale per il cicloturismo, con poco traffico, ondulazione sopportabile, e bei paesaggi. Sulle strade statali, da queste parti, hanno piantato delle sagome nere nei punti in cui sono avvenuti degli incidenti mortali, una sagoma per ogni vittima. Io penso che sia un'iniziativa lodevole, ma a giudicare dal comportamento di alcuni automobilisti, quelle salme di cartone non sembrano impressionarli più di tanto. Davvero splendido il borgo di Pérouges (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12).

TAPPA N° 20 - Moûtiers, km. 124,1 **½
Giornata molto calda. Son partito con le gambe un po' molli, ma mi sono ripreso in seguito. Prima della lunga galleria che sfocia sul lago presso Chambéry, un'interruzione mi ha costretto a iniziare la salita del Col du Chat. Ma quando ho trovato il cartello di rientro avevo già fatto quasi 2 km di salita non agevole, e ho deciso di proseguire per il colle, che si trova a una quota vicina ai 650 metri e si raggiunge dopo 5 km di salita al 6-7%. Niente di spettacolare, ma almeno ho evitato la lunga galleria, che mi inquietava un po'. Dal lago al centro di Chambéry si va per pista ciclabile. Chambéry è una città di bell'aspetto, con un'ampia zona pedonale. Da qui ad Albertville la strada è noiosissima, tutta rettilinei, fortunatamente con vento a favore. Da Albertville a Moûtiers, per evitare la superstrada, mi perdo in un viluppo di strade, stradine, sottopassi, cavalcavia, avvinto al tronco della strada principale come un'edera.

TAPPA N° 21 - Verrayes, km. 131,2 ***
Il nome della località non tragga in inganno: Verrayes è in Valle d'Aosta, poco dopo il capoluogo. La tappa è stata impegnativa, considerando i 1900 metri di dislivello abbinati alla distanza coperta, ma è andata bene. La forma fisica è buona, ed è un peccato che il viaggio sia prossimo alla sua conclusione. Oggi molto sole, e gran caldo. Dalla cima del Piccolo San Bernardo in poi soffiava un forte vento contrario. Fino a Bourg-St-Maurice non mancano i tratti di salita tosta: la strada, fedele al classico modello francese, è molto vallonata. La salita del Piccolo San Bernardo, invece, è lunga, ma ha pendenze sempre molto dolci, e poi nulla impedisce di sdraiarsi di tanto in tanto su un prato all'ombra, o di entrare nell'ultima cabina telefonica francese a La Rosière, per sfruttare fino in fondo la scheda telefonica ed avvisare un po' di gente che sto tornando.

TAPPA N° 22 - Milano, km. 172,4 *½
L'ultima, classica, un po' noiosa galoppata finale mi riporta al calduccio del mio focolare. Il cielo era velato fino all'ora di pranzo, poi è uscito un sole quasi prepotente. Vento contrario fino a Vercelli, di direzione variabile ma debole in seguito. Nient'altro da ricordare.
Il mio contachilometri dice 2327,9, alla media giornaliera di 105,8, i miei appunti mi ricordano che ho superato un dislivello complessivo di 12000 metri (circa 550 al giorno), e che ho speso in media una sessantina di euro al giorno, molto più degli anni scorsi. Certo, viaggiare con la tenda è molto meno costoso, ma gli svantaggi sono a mio parere troppo pesanti. A proposito di pesi, sono riuscito a perdere parecchi chili, scendendo a 70-71. Si sta tanto meglio, così.

APPENDICE
Nelle torride giornate milanesi di inizio agosto, ho avuto la ventura di trovare delle borse da bici molto diverse da quelle che ho usato fino ad oggi: si tratta di tre borse unite fra di loro in un corpo unico (ma si possono separare), compatte e aerodinamiche. Per provarle, ho fatto un viaggetto supplementare da Milano a Madonna di Campiglio, all'andata in un giorno e mezzo, al ritorno in un giorno solo. Le ho riempite per un peso complessivo di circa 11 kg, intendendo, d'ora in poi, non superare mai questa soglia. Beh, è tutt'un'altra storia: l'andatura è molto superiore sia controvento che in salita. L'unico problema è che le cuciture di queste borse sono pessime, e dovrò cercare qualcuno che me le rinforzi, forse un calzolaio. Sto anche rivoluzionando il mio corredo fotografico: lo collauderò nel corso dell'inverno.

 

 

 

 

 

 

 

 

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