TAPPA 5 : SAVIGNANO SUL RUBICONE - VILLAGRANDE DI MONTECOPIOLO

 

 

 

66,3 km - Dislivello: 1800 metri - Gradimento: **½

 

Torna a dominare il sole, e si preannuncia una giornata di caldo secco. Bene, perché oggi prevediamo di salire non poco. Movendoci dal nostro albergo verso il centro di Savignano, incontriamo dopo pochi metri una deviazione a destra deputata ad inaugurare un placido tracciato - in diagonale rispetto alle statali - che ci porterà in breve tempo ai piedi della salitella per Verucchio. La strada è piacevolmente bucolica e poco trafficata. Quando sbuchiamo sulla statale che va a Sansepolcro, non abbiamo che da attraversarla. Verucchio (290 m), definita culla dei Malatesta, ha dei meriti storici che però non si riflettono in ciò che vediamo oggi, sicché non vi indugiamo troppo a lungo, e proseguiamo lungo la medesima strada verso San Marino. Si scende fino a 220 m per poi risalire ai quasi 600 dell'accesso al centro storico di San Marino, entro il quale proseguiamo a piedi fino ai 700 della parte alta. Come faranno i bambini sanmarinesi a giocare a biglie? Il sito è gremito di turisti, ma ho l'impressione che venga visto come un prolungamento delle località balneari vicine: vi si trova una marea di negozietti, bottegucce, bar, ristoranti, in un contesto nel quale si fatica a respirare la storia. Noi non ci riusciamo proprio, e propendiamo prosaicamente per due belle granite. Sulla piazza assistiamo distrattamente a un cambio della guardia. Il fascino delle divise scivola su di me come un disco da hockey sul sapone di Marsiglia.

 

 

 

 

Visto che San Marino non ci ha conquistati, riprendiamo volentieri il cammino alla volta di San Leo. La strada è abbastanza impegnativa: si scende a 300 m, si risale a 500 (Montemaggio), si scende di nuovo a 245, per risalire infine ai 570 m di San Leo (39, 40), ove invece l'impronta della storia è autentica e tangibile. Non saliamo fino alla rocca perché è in corso un restauro. Via da San Leo, si riprende subito a salire, raggiungendo i 980 metri della Serra San Marco. Questa è l'unica occasione in tutto il viaggio in cui precauzionalmente attingo alle mie risorse alimentari di riserva, cioè alle albicocche secche che mi son portato da casa. Il paesaggio è gradevole ma uguale a tanti altri in giro per l'Appennino. Come mi disse una volta un ragazzo affiancandomi in bici da queste parti, il Montefeltro va gustato in primavera. Mi chiedo però se non sia così per ogni luogo. Poco dopo lo scollinamento, troviamo la prima località turistica del comprensorio, Villagrande di Montecopiolo. Abbiamo già affrontato 1800 metri di dislivello, sono appena scoccate le sei, e fermandoci davanti a un cartello che segnala la presenza di un albergo ci chiediamo se non sia il caso di provare a vedere se c'è posto. Ci rispondiamo affermativamente. Il luogo vanta una tranquillità assoluta, e la cucina del Ristorante San Marco, che raggiungiamo dopo una non brevissima ma salutare passeggiata, si merita tutto il nostro apprezzamento.


San LeoSan Leo

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