Marcio come un treno verso la strada che costeggia l'Étang de Maguio, e che ti scopro? Che non si può più percorrere in bici. Idea peggiore non potevano avere, anche perché non ricordo che fosse particolarmente pericolosa. E non solo niente uccelli acquatici, ma anche un lungo inutile giro in zone balneari, che di domenica sono un'oscenità assoluta. Venti chilometri buttati al vento. Montpellier è una città moderna, spaziosa, con molte piste ciclabili. Niente di turistico, ma un luogo piacevole. Me ne vado verso le 13. Seguendo la RN109, presto ci si imbatte nell'indicazione "Gignac" con il simbolo della bicicletta: si tratta praticamente della vecchia statale. Il paesaggio inizialmente è indiscutibilmente brutto, ma presto diventa più gradevole. Si prende poi la deviazione a destra per Aniane. Bella strada, peccato che venga improvvisamente travolta da un nubifragio. Niente ripari se non gli alberi, da evitare se non si vuol fare la fine delle zanzare nelle pizzerie, sapete, quelle macchine che fanno ciak ogni volta che una zanzara ci resta secca. Insomma, un uomo, una bici, una mantellina. Nonostante i miei timori, i danni sono limitati: peccato per il pezzo di baguette che si è trasformato in zuppa (o pan bagnato, che come ci insegna il proverbio sono la stessa cosa).

Riprendo verso le Gorges de l'Hérault, dove ci sono dei pazzi che si tuffano in acqua da altezze vertiginose, mi inoltro per pochi chilometri nella gola, e giungo così al magnifico borgo di St-Guilhem-le-Désert (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10), affollato di turisti. Dopo una lunga passeggiata, scappo in tutta fretta inseguito da un altro temporale. Questa volta non mi prende. Arrivo a Clermont-l'Hérault poco dopo le 19, ed essendo domenica sera trovo, al primo tentativo, una buona camera.

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