TAPPA 6 : SANTA SOFIA (Forlì) - CITTA' DI CASTELLO (Perugia)

 

 

91,9 km - Dislivello: 1226 metri - Gradimento: ***

La cartina è interattiva - The map is interactive

 

Il Colle del Carnaio è una salita molto irregolare, con alcuni strappi al 10-11%, spianate, insomma il solito passo appenninico. Ciclisticamente, ma non paesaggisticamente, perché le colture si spingono fin quasi sul colle e le viste sono ammirevoli.

Da San Piero in Bagno, ai piedi della discesa, si prende la vecchia strada Tiberina, che consentirebbe di evitare la superstrada (peraltro vietata alle bici) fino alla fine del percorso. Purtroppo a causa di lavori in corso proprio sulla citata superstrada, lungo la salita del Valico di Montecoronaro viene convogliato, per un tratto di 5 km, tutto il traffico leggero e pesante. La faccenda si protrae da parecchio tempo, ci dicono. La salita non è impegnativa, ma anche dal punto di vista ambientale è poca cosa. A un certo punto la Tiberina viene dichiarata chiusa e non transitabile se non a beneficio dei residenti, che saranno non più di una decina, a giudicare dalla mancanza di abitazioni, e allora si trasforma in una stradina nel bosco, il quale sta guadagnando parecchio terreno, mangiando l'asfalto come fosse focaccia. E' impressionante pensare che stiamo percorrendo un'arteria un tempo importantissima, ora trasformata in qualcosa che è poco più di un viottolo che striscia sinuoso nella boscaglia. L'asfalto è in condizioni accettabili, e siamo beatamente all'ombra.

 

 

 

 

 

 

 

Pausa pranzo, un po' ritardata, a Pieve Santo Stefano. Da qui a Sansepolcro la strada è bella ma con molto saliscendi (altri 200 metri di dislivello).

Sansepolcro merita una sosta, per il fascino ambientale più ancora che per i suoi monumenti: è una città palesemente antica ma non imbalsamata nel suo passato.

Ultimo tratto di strada sostanzialmente pianeggiante e in favore di vento fino a Città di Castello.

Città di Castello, oltre ad aver dato i natali a Monica Bellucci, è dalle mie parti nota per un gustoso incidente occorso a mia sorella qualche anno fa. Raccontatomi da lei: passeggiando con suo marito nella cittadina umbra, capita davanti alla vetrina di una pasticceria, nella quale è esposto un vassoio con un cumulo di biscotti dalla foggia particolare. In cima è infilzato un cartellino con la scritta "mignolini". "Ne prendiamo un po'?" fa mia sorella, ed entra in negozio. "Vorrei mezzo chilo di mignolini". La signora dietro il bancone, con tono lievemente indignato: "Ma i Mignolini siamo noi!" Mia sorella, come colpita da un diretto destro, non trova la forza di rimediare alla gaffe, ruota sui propri tacchi e con un colorito sul volto che ricorda quello di Fantozzi vittima del pomodorino rovente, senza proferire verbo, sfila davanti a suo marito che l'aspettava fuori dall'uscio e si allontana a tutta birra. La pasticceria Mignolini, come risulta dal web, c'è ancora, ma o mia sorella, ancora sotto shock, non si è spiegata bene riguardo alla sua posizione, oppure si sono trasferiti in un'altra via. Peccato, perché avrei assaggiato volentieri quei biscotti.

Oggi siamo partiti dall'Emilia-Romagna e siamo arrivati in Umbria passando per la Toscana. Non sarà l'unico caso di tappa triregionale, quest'anno.

 


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