Il Gran San Bernardo, tema unico della giornata, non è cicloturisticamente raccomandabile, per i seguenti motivi: l'andamento altimetrico è troppo irregolare, con lunghi tratti di falsopiano soprattutto nella prima metà, e poi 5 km finali al 10%; fino al bivio fra tunnel e colle c'è troppo traffico pesante. Trovo molto sbagliato consentire a certi bisonti di percorrere una strada che in alcuni punti è decisamente stretta; sempre nella prima parte c'è un abuso del sistema di alternanza della doppia-singola corsia nei due sensi di marcia: sulla doppia si va troppo forte, nella singola gli automezzi ingombranti non ci stanno. Molto meglio due corsie singole larghe con due belle banchine transitabili; al bivio succitato si arriva dopo quasi 5 km consecutivi di paravalanghe, su strada stretta, e in due punti soggetta a lavori: situazione pessima in particolare per i ciclisti, ma disagevole in generale; il paesaggio non è entusiasmante, e il valico potrebbe essere scambiato per una via di un paese dell'hinterland di Milano. L'unico indizio che ci dice dove siamo è il latrato dei San Bernardo (come sempre infastiditi dagli ultrasuoni emessi dalla mia bicicletta).

Mi ero premunito contro le crisi alimentari, sempre possibili su una salita così impegnativa (45 km, oltre 2000 metri di dislivello), ma fino ai paravalanghe le possibilità di rifornimento abbondano. Io ad esempio ho comperato un kg di albicocche del Vallese, una parte delle quali mi resterà per la colazione di domani.

Dopo la lunga picchiata su Aosta (32 km), restano 16 km con vento contrario per raggiungere l'Hotel Ristorante Cristina in località Verrayes, di cui sono ormai un cliente abituale (2003, 2007) e ogni volta soddisfatto. Lo trovate, lungo la statale della Valle d'Aosta, sulla sinistra (procedendo verso Milano, ovviamente).

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