19.
CASTELLUCCIO - CAMERINO

58,3 km - disl. 636 m

 

Mappa realizzata grazie a Runtastic

 

Raramente mi è successo di provare quasi dolore nel lasciare un posto di tappa. La proprietaria dell'albergo Sibilla mi dice che lei è lì da 40 anni, ma che negli ultimi tempi sono state aperte molte altre attività nel borgo, e la domenica arrivano anche 10.000 turisti. Le dico che mia sorella, dopo aver visto alcune mie foto scattate a Castelluccio qualche anno fa, ha manifestato l'intenzione di recarvisi. La signora mi ha consigliato di prenotare per i primi di giugno, quando c'è la fioritura dei fiordalisi, e di chiedere comunque quali colori prevalgono in quel momento. Un segno di attenzione al bello che mi ha colpito. Poco prima del passo  c'è una deviazione a destra su sterrato, consigliata. Poco dopo c'è un bivio, e prendendo a sinistra si torna sulla strada principale quasi in coincidenza col passo. Il suggerimento è riservato a ciclisti e pedoni, perché in un paio di punti la strada è ridotta a un sentierino. Dopo neppure un km di discesa, mi pare di cogliere una certa instabilità della bici. L'esperienza me ne suggerisce immediatamente il motivo: la gomma posteriore ha perso pressione. Mi fermo a gonfiarla, ma dopo un altro paio di km siamo al punto di partenza. Fermata ai box: in 25' esatti la sostituzione della camera d'aria è compiuta. Così mi sono liberato di quella valvola grossa, tipo moto, che odio, perché si fa molta più fatica a gonfiarla rispetto al tipo più piccolo. La discesa prosegue placidamente fra boschi, facendomi attraversare il paese di Castelsantangelo sul Nera, e concludendosi a Visso. Visso è una cittadina di straordinaria eleganza, molto curata, che forse sconta la sua posizione un po' fuori dai circuiti turistici importanti. Lo dico perché non c'era in giro nessuno. Per Camerino si prende una strada poco trafficata che sale fino alla galleria delle Fornaci, a poco meno di 700 metri di quota. Le pendenze sono tranquille, e la galleria è ben illuminata. In discesa mi becco una puntura di vespa sul collo, ma niente di grave. L'ultimo tratto per Camerino sale una prima volta, scende, e risale definitivamente con pendenze importanti. Già si può godere dei bellissimi panorami collinari tipici delle Marche.

 

 

   
   

 

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