MICROCOSMOS - IL POPOLO DELL'ERBA

TITOLO ORIGINALE Microcosmos - Le peuple de l'herbe
ANNO 1996
PAESE Francia
REGIA Claude Nuridsany, Marie Pérennou
GENERE Documentario
ATTORI PRINCIPALI

 

DURATA - FOTOGRAFIA 73' - colore
PRODUTTORE DVD Lucky Red
Microcosmos - Il popolo dell'erba (Le peuple de l'herbe)

 

 

 

Microcosmos - Il popolo dell'erba (Le peuple de l'herbe)
Microcosmos - Il popolo dell'erba (Le peuple de l'herbe)
Microcosmos - Il popolo dell'erba (Le peuple de l'herbe)
Microcosmos - Il popolo dell'erba (Le peuple de l'herbe)

 


Punteggio assegnato al film: **½
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): **½

Recensione del 17/6/2004

 

 

Qualità video: nella maggior parte delle situazioni sembra perfetta, ma è merito della fotografia. Nelle riprese dei panorami, e più in generale in quelle molto luminose e con aree di colore uniforme, si notano invece i segni di una digitalizzazione imperfetta, con una costante rigatura orizzontale di fondo. Molto tenue, ma percepibile.
Qualità audio: eccellente.
Lingue: Italiano e Francese Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: italiano
Formato video: 1.66:1 anamorfico
Extra significativi: un breve documentario (meno di 10') in cui i registi spiegano come e quanto hanno lavorato per preparare questo film (in francese con sottotitoli in italiano).

La durata di 73' è correttamente indicata sul retro dell'astuccio, e in caratteri non troppo piccoli. Spesso invece non solo questa indicazione è molto approssimativa, ma è anche scritta in caratteri da bugiardino, e/o nascosta in una zona insospettabile della confezione del dvd. Conoscere la durata di un film è abbastanza importante: se io so di avere a disposizione un certo tempo, devo saper scegliere quale film vedere in base anche a questo criterio.

 


COSA MI E' PIACIUTO: prima di vedere il film pensavo che un'impresa del genere fosse una follia. Un po' continuo a pensarlo anche dopo la visione, ma l'ammirazione per la pazienza certosina con cui questi due entomologi hanno messo insieme un'ora e un quarto d'immagini quasi sempre inconsuete - e talora stupefacenti - non la posso nascondere. "Macrofotografare è facile e divertente" recitava un vecchio manuale di una macchina fotografica che possedevo diversi anni fa. Come no? Divertente quando si riesce a cavare qualcosa di decente (per esempio un ragno dal buco, se posso concedermi una facile battuta a tema), facile giammai. La profondità di campo con un micro-obbiettivo è, in condizioni di luce ideali, di un paio di millimetri, altrimenti è pressoché nulla. Tornando al film, penso che arrivare a un'ora e un quarto non sia stato facile per i realizzatori, se è vero che non è facile neppure per lo spettatore (quantomeno non lo è stato per me). Le scene sicuramente originali e memorabili non sono che 5 o 6, ma queste poche sono eccezionali. Il finale, con la trasformazione della larva in zanzara, mi ricorda la vicenda di quel giocoliere che si esercitò per anni e anni in un numero ai confini dell'impossibile: tenere in equilibrio sulla testa due biglie di vetro una sopra l'altra. Quando finalmente si sentì pronto, fece il numero in pubblico, gli riuscì perfettamente, ma nessuno capì cosa ci fosse di straordinario, e come ricompensa ebbe un fiacco applauso di cortesia. Musiche gradevoli e ben bilanciate con i rumori ambientali. A parte una brevissima presentazione di Jacques Perrin sulle prime immagini, ciò che si ode sono soltanto i rumori e la musica.

COSA NON MI HA CONVINTO: come spiegato dalla regista, è stata approntata una vera e propria sceneggiatura, in modo da costruire qualcosa che andasse oltre il documentario, ma che aspirava ad essere un autentico film drammatico, avvalendosi anche dell'uso drammaturgico del commento musicale. Che dei valenti e appassionati entomologi potessero essere anche dei bravi sceneggiatori non l'avrei mai sospettato. E facevo bene. Come ho già accennato prima, ho fatto fatica ad arrivare in fondo, avendo trovato abbastanza noiose tutte le parti che costituiscono il tessuto connettivo del film, e che hanno cioè la funzione di collegare fra loro le scene forti. Il guaio è che queste parti rappresentano circa i due terzi dell'intero lavoro. Jacques Perrin produrrà sei anni dopo Microcosmos un altro documentario, Il popolo migratore, di cui sarà anche co-regista, e questa volta i risultati saranno eccezionali, senza riserve.


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Nota sulle immagini