NOVECENTO

TITOLO ORIGINALE Novecento
ANNO 1976
PAESE Italia
REGIA Bernardo Bertolucci
GENERE Drammatico
ATTORI PRINCIPALI Gerard Depardieu, Robert De Niro, Romolo Valli, Donald Sutherland, Stefania Sandrelli, Dominique Sanda, Burt Lancaster, Sterling Hayden, Laura Betti, Alida Valli
DURATA - FOTOGRAFIA 303' - colore
PRODUTTORE DVD Videa CDE - I Grandi successi del cinema italiano volumi 17-18 (Il Giorno - La Nazione - Il Resto del Carlino)
Novecento - Bernardo Bertolucci (Dominique Sanda)

 

 

Novecento - Bernardo Bertolucci
Novecento - Bernardo Bertolucci (Donald Sutherland)
Novecento - Bernardo Bertolucci
Novecento - Bernardo Bertolucci (Gerard Depardieu, Stefania Sandrelli)

 


Punteggio assegnato al film: *
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): *½

Recensione del 3/11/2005

 

 

Qualità video: discontinua, con vertici di nitore e di fedeltà cromatica esemplari, e con cadute nell'abisso della granulosità e dello sbiadimento in poche - per fortuna - scene scure. La media è buona.
Qualità audio: la traccia 5.1 soffre di un cattivo missaggio, essendo la musica indebitamente preponderante, mentre la traccia originale mono è ben equilibrata ed è in definitiva decisamente preferibile all'altra.
Lingue: Italiano 5.1, Italiano Mono.
Sottotitoli: italiano per non udenti.
Formato video: 1.77:1 anamorfico 16/9
Extra significativi: nessuno.

L'Atto I dura circa 155', l'Atto II circa 147'.



COSA MI E' PIACIUTO: una gran bella fotografia, firmata da Storaro, con notevoli invenzioni cromatiche, e un'efficace valorizzazione dei begli occhi di Dominique Sanda. Il cast è notevole, e nessuno delude (tralasciando il discorso del doppiaggio, che penalizza soprattutto Depardieu), ma la prova più convincente è offerta da Stefania Sandrelli, che come Romolo Valli si doppia da sola in modo eccellente.

COSA NON MI HA CONVINTO: Bertolucci, per me, ha tentato la via della propaganda politica in forma elegiaca, fallendo sia sul piano dell'illustrazione ideologica, sia su quello poetico. Il pensiero marxiano, e la poetica ch'esso gli ispirava, era stato trattato in modo tanto più chiaro e al tempo stesso rigoroso da Pier Paolo Pasolini, di cui proprio mentre scrivo queste righe ricorre il trentesimo anniversario della scomparsa, in alcuni dei suoi film più importanti. Sul piano della credibilità storica Novecento è inesistente, inficiato com'è da un intollerabile manicheismo, spinto fino al macchiettismo da fumetto. Sotto questo aspetto, se ci riferiamo al periodo degli ultimi anni di guerra, di cui si occupa l'Atto II, è ben più sensato La notte di San Lorenzo dei Taviani, nel quale si sono riconosciuti un po' tutti i testimoni di quell'epoca. Nella realtà deformata di Novecento, viceversa, non riconosco nemmeno lontanamente nulla di ciò che mia madre, che visse la sua giovinezza nella campagna parmense, mi ha sovente raccontato. Né giova alla credibilità dell'ambientazione il fatto che l'unico a parlare come davvero si parla da quelle parti è l'attore che interpreta Alfredo da piccolo, mentre per il resto è un gran coacervo di dialetti emiliani, ma anche lombardi e veneti, che rende la comunità ritratta da Bertolucci meramente un parto della sua fantasia, senza alcuna identità precisa. I contadini de L'albero degli zoccoli sono veri, questi qui sono finti. Come un'invenzione è l'impegno politico così radicale da parte di tutti i contadini. Inoltre, la componente puramente didattica è vanificata dalla presenza di alcune scene di pornografia e di violenza che rendono il film certamente inadatto ai minori, oltre a essere totalmente gratuite e, per me, alquanto fastidiose, al limite del disgusto. A proposito, ma Bertolucci ce l'ha con i gatti? Abbondano i dialoghi inverosimili e i comportamenti casuali. L'idealizzazione della "vittoria del proletariato" nel racconto della giovane Anita in piedi sul covone ha la falsa enfasi e l'ingenuità di una recita scolastica. Se era intenzionale non mi ha fatto ridere, se non lo era, sì. Certe carrellate della prima parte sembrano proporci dei presepi viventi, e per me ci sono ben poche cose più morte di un presepe vivente. La musica di Morricone, non fra i suoi lavori più entusiasmanti, è usata con discutibilissima scelta dei tempi e degli accostamenti.

Ho visto Novecento in due serate, in italiano senza sottotitoli (la maggior parte degli attori, anche quelli italiani e francesi, recita in inglese, e vedere il francesissimo Depardieu nei panni di un contadino della bassa emiliana declamare "Wake up!" doppiato con uno "Svegliatevi" in finto bolognese non è stato bello).

Un interessante e-mail di Adriano Candali su questa recensione.


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Nota sulle immagini