TAPPA 16 : VILANOVA DE LA BARCA - OSERA

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132,2 km - Dislivello: 930 metri - Gradimento: **

 

Le due stellette rappresentano la media fra i luoghi (***) e la fruibilità cicloturistica (*). Questo secondo elemento è anche quello che mi costringe a ripensare l'intero itinerario del mio viaggio. Procedere verso ovest su queste pianure è un supplizio: quando non c'è vento, perché il terreno è molto vallonato, il termometro segna 42-45 gradi (36° all'ombra, ma io non sono mai all'ombra: dove si può trovare, in questi deserti?), poi qualcuno mette mano a un interruttore e il vento comincia a soffiare, in senso contrario a quello di marcia, a una velocità che non saprei quantificare, ma posso dire che in discesa si fa fatica a raggiungere i 10 kmh mulinando forsennatamente un rapportino da Mortirolo, per gli adulti, o da giardinetti, per gli infanti.

La carreggiata laterale è molto larga, e meno male, altrimenti non sarei qui a raccontare alcunché. Quando ti sorpassa un mezzo pesante, e qui ne circolano parecchi, anche se è domenica, il vento gioca con la tua bicicletta come se fosse una cannuccia da bibita, e l'unico modo per non cadere per terra è fermarsi di botto (impresa non difficile, quando si procede a passo d'uomo). Questa operazione, ripetuta n volte dove n è il numero di passaggi dei mezzi pesanti, certamente non inferiore ad alcune centinaia nel corso di un pomeriggio, non può che indurre all'esasperazione anche il più paziente dei cicloturisti di lungo corso.

In mattinata sono salito sulla sommità di Lérida, dove risiede la città vecchia, prima dell'arrivo dei primi turisti.

 

 

 

 

 

 

 

Nel "Desierto de los Monegros", ufficialmente soltanto "Los Monegros", vivono migliaia di leprotti, che saltano a frotte da un cespuglio di erba rinsecchita all'altro, ed è per me l'unico motivo di distrazione per chilometri e chilometri di nulla. Nei giorni scorsi si è svolto un festival nel deserto: stanno giusto smantellando i tendoni. Credo fosse una rassegna musicale.

Gli spagnoli, esattamente come 8 anni fa, quantomeno da queste parti, non sono minimamente abituati ad accogliere un cicloturista, cosa che non mi sorprende, visto che lungo tutto il tragitto odierno, benché fosse domenica, non ho visto l'ombra di un mio omologo (nel senso di ciclista, di cicloturisti nemmeno a parlarne). Stasera mi è toccato scavalcare della sterpaglia per andare a mettere la bicicletta sul retro dell'albergo, perché quando ho chiesto se c'era un posto per metterla al sicuro dentro l'edificio, la tipa ha palesemente dubitato per un momento delle mie effettive origini terrestri. Il posto all'interno c'era eccome, ma dal momento che "no tenemos garage", il problema di dove parcheggiare una bicicletta non si pone nemmeno.

Confermo d'altra parte che in Spagna si spende veramente poco: stasera ho dovuto farmi ripetere l'ammontare del conto della cena, perché non potevo credere che la ragazza avesse veramente detto "Nueve euros", con tutto quello che avevo appena finito di mangiare.

Il mio progetto madrileno, tuttavia, sta per sfumare. Se gli standard sono quelli di oggi pomeriggio, dovrei avere a disposizione complessivamente due mesi per completare il viaggio nella sua integralità. Inoltre non ho proprio l'indole del cacciatore d'imprese, quello che voglio è fare una bella vacanza in bicicletta: la fatica è prevista e bene accetta quando è inevitabile, però i rischi per la mia incolumità non sono contemplati, e nemmeno le esercitazioni di masochismo puro. Ci dormirò sopra e domattina deciderò.


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