17.
ORVIETO SCALO - BASTARDO

75,2 km - disl. 965 m

 

Mappa realizzata grazie a Google Maps

 

Anziché seguire la strada a chiocciola che avvolge Orvieto, a un certo punto mi spazientisco e prendo la scorciatoia. Che ovviamente è un muro. Il muro, per ovvia affinità, prosegue entro le mura, dove però scendo dalla bici e la conduco a mano. Orvieto non è solo il suo Duomo, ma è soprattutto il suo Duomo. Di mattina la facciata è controluce, e naturalmente all'interno non si può far questo, non si può far quello, si può però pagare il biglietto d'ingresso, altrimenti si resta fuori. Come ho fatto io. Trovo che pagare per entrare in un luogo di culto sia semplicemente indecente. Molto ma molto più indecente dei miei calzoni corti da cicloturista, altra cosa non ammessa. Scendo da Orvieto e anziché prendere la strada sui colli, opto per quella che costeggia il lago di Corbara. Ci sarà lo stesso da salire, ma un po' meno, e in considerazione della temperatura in vertiginosa ascesa, mi è sembrata una mossa di normale buon senso. Nei pressi di Todi la temperatura sulla strada è di 43 gradi, mentre all'ombra sono 37. E siccome domani è previsto un ulteriore aumento, meno male che io vivo nell'oggi. Casomai scriverò il resoconto della tappa di domani direttamente dal bancone di una rosticceria. Dopo un giro per Todi, imbocco con fiducia la strada di Colvalenza. I cartelli lo indicano a volte così, a volte come Collevalenza. Perché non si mettono d'accordo? E perché da queste parti diversi cartelli chilometrici sono piantati al contrario? Non a gambe all'aria, ma con le indicazioni sulle prossime località direzionate in favore di chi le ha appena lasciate. Forse è la ditta Escher che se ne occupa. La strada di Colvalenza attraversa paesaggi molto belli, ma soprattutto dopo la deviazione per Massa Martana la regolarità dell'asfalto è paragonabile a quella dei campionati dell'era Moggi. Avevo intenzione di far tappa a Montefalco, perché pensavo che a Bastardo non vi fossero alberghi. Invece ce ne sono addirittura due. Del primo occupo una camera, del secondo sfrutto il ristorante (quello del primo è chiuso per turno settimanale). E il primo che ironizza sul nome della località è un omonimo con l'iniziale minuscola.

 

 

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