1. MILANO - PAVIA

116,7 km - disl. 197 m

 

Mappa realizzata grazie a Google Maps

 

Partenza alle 8,45 sotto un cielo così blu, ma così blu, che sembra di essere in montagna. L'alzaia del Naviglio Grande corre sulla destra fino a Gaggiano, per poi passare a sinistra attraverso un ponte ciclopedonale. Bisogna saperlo perché non ci sono indicazioni. L'aria è tersa, e per la prima volta in vita mia dal Naviglio posso ammirare le montagne innevate in direzione nord-ovest. Abbiategrasso va segnalata per il castello, per il campanile di Santa Maria Nuova, e per i bei portici che attraversano il centro. Quindi si corre attraverso le risaie abitate da numerosi aironi ed altri uccelli non proprio comuni, e pure da un grosso roditore che scopertosi in mezzo alla strada minacciato dal traffico, è corso via facendo un gran baccano con le sue zampotte sull'asfalto, come un calciatore in chiesa. Il sole è caldo ma l'aria è fresca. Il passaggio da Morimondo è deludente perché è troppo presto per vedere l'esterno illuminato dal sole (la parte posteriore al momento è inaccessibile) e troppo tardi per visitare l'interno della chiesa, poiché mezzodì è trascorso da una manciata di minuti. Passando per Ozzero, si arriva in breve a Vigevano. In Piazza Ducale ci sono almeno cinque coppie di novelli sposi seguiti dai loro fotografi. Sono tutti, senza eccezione, armati di Nikon. A sette km c'è Gambolò, con una bella piazza centrale. L'itinerario successivo, fino a Lomello, è molto uniforme. A Lomello vorrei tornare a visitare la bella chiesetta romanica con battistero, ma sono ingannato da cartelli messi a casaccio, e prima di scorgere un eventuale informatore umano, vengo attratto irresistibilmente dalla visione di una bella panchina all'ombra. Siccome stanotte ho dormito tre ore, cerco di aggiungere almeno qualche minuto al bottino personale, ma non ottengo granché. Nel finale comincio ad accusare la stanchezza del primo giorno di viaggio, anche perché come spesso accade il chilometraggio generale si è gonfiato di una dozzina di km. A parte uno sguardo da un ponte parallelo sul più famoso ponte coperto (anche per merito de Il cappotto di Lattuada), non mi resta ragionevolmente che il tempo di cercare un albergo vicino alla stazione. Pavia è la città dove ho vissuto da zero a due anni, ma inspiegabilmente sembra che nessuno mi riconosca.

 

 

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